EDGE OF SANITY – Purgatory Afterglow

Pubblicato il 22/09/2021 da
voto
8.5
  • Band: EDGE OF SANITY
  • Durata: 00:44:23
  • Disponibile dal: 01/10/1994
  • Etichetta:
  • Black Mark

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Già con un posto tra i pionieri del death metal svedese come genere, gli Edge Of Sanity decidono di slacciarsi – anche se solo in parte – dal percorso principale al quarto disco, e con “Purgatory Afterglow” del 1994 di inserire delle variazioni sul tema arricchendo il proprio death di tocchi progressive e melodie che troveranno il loro culmine nel successivo “Crimson”, un disco composto da un’unica traccia di ben quaranta minuti.
Ma questa è un’altra storia.
È invece proprio con il disco qui esaminato che avviene il primo passo (sebbene anche nei lavori precedenti si possa ravvedere una certa apertura mentale, una predisposizione per generi e suoni di estrazione diversa, basti pensare a “Enigma” da “Unorthodox” o la praticamente new wave “Sacrificed” da “The Spectral Sorrows”) verso una visione più ampia del concetto di death metal, un’apertura che pure diventerà fondamentale per centinaia di nomi a venire: restando coi piedi ben saldi nel classico suono svedese (chitarre a motosega, potenza, pienezza di suono, riffoni), la creatura di Dan Swanö, pur avendo molto in comune coi colleghi dell’epoca, si libra verso contesti melodici che vanno a lambire diverse sfere musicali: tanto il prog-rock quanto i primi tentativi di un melo-death che diverrà più noto grazie ad altri colleghi svedesi, ma anche divagazioni più classicamente heavy, brevissime incursioni in un certo modo di fare black metal, quando, ancora, non direttamente in direzioni totalmente disunite e inaspettate. Non manca qualche riff che potrebbe far tornare alla mente i Carcass di “Heartwork”, per dire, ma nemmeno qualche giro prettamente groove metal! Un disco che, dunque, riesce ad amalgamare tante influenze, sfaccettato ed eppure omogeneo, ispirato, genuino: già a vederla così, un piccolo miracolo. La prima traccia, “Twilight”, parla da sé, con una intro straniante, rilassante, pronta a deflagrare in un’esplosione in equilibrio perfetto tra melodia e potenza, riff accattivanti, impossibile da scordare già dopo il primo ascolto, e un incedere che tra andirivieni e riproposizioni delle stesse parti in diverse maniere, rende questo primo episodio un classico di un certo tipo di death metal. “Of Darksome Origin” si apre in maniera più diretta, correndo veloce ma mantenendo integri intricati passaggi assieme alla violenza del blast-beat, tra melodici intrecci di chitarra funzionanti con armonia e gusto. “Blood-Colored” cambia completamente il passo: voce pulita, incedere rallentato, riffing pachidermico e una parte finale praticamente thrash. “Silent” apre con un riff pieno e malinconico, che porta il brano su coordinate black-death melodico, con intermezzi acustici e continue ripartenze, queste squisitamente svedesi, richiamando praticamente gli Entombed nelle strofe. “Black Tears” è un pezzo che cambia ancora una volta le carte in tavola: quasi radiofonico, catchy, estroso, con voce pulita, eppure non per questo ‘minore’, anzi: un brano che fa sentire quanto gli Edge Of Sanity navigassero tra una perenne ricerca di melodia e pesantezza, tra un peregrinare multi-genere totalmente avulso da etichette e un cuore death metal da pionieri. Il pezzo, un brano praticamente heavy metal a tinte oscure, resta in testa dal primo istante e funziona ad ogni ascolto, e mostra ancora una volta la versatilità della band; a mettere di nuovo tutto su di una carreggiata death ci pensa “Elegy”, sparata a mille sin dal primo istante, di versante Goteborg (che, ricordiamoci, non si era ancora sviluppato nel modo in cui conosciamo, visto l’anno in cui ci troviamo…) e che tra parti stoppate e ripartenze sembra voler stupire un po’ meno rispetto agli episodi precedenti, ma che ha al suo intero dei passaggi davvero lodevoli, i quali mantengono altissimo il livello di questo brano come gli altri. “Velvet Dreams” vira nuovamente, questa volta riattorcigliandosi su melodie che sembrano ripescare da un heavy più classico, per un brano forse più ‘normalmente’ metal rispetto agli altri qui proposti, pur mantenendo una pesantezza sonora davvero notevole che lambisce scenari epici, dove la scuola di mostri sacri del metal classico sembra aver fatto breccia. Pezzo molto buono, ma più contenuto rispetto a quanto sentito sinora, benché gli strumenti inseriti qua e là lo rendono piuttosto riconoscibile (ascoltare per credere!). Sorte non dissimile per “Enter Chaos”, canzone che torna nel death più diretto, decisamente ‘semplice’, un piccolo buon pezzo di classic death, tutto qui. “The Sinner And The Sadness” parte marziale, impettito, su di un midtempo cavalcante, costruito da un’ottima lavorazione delle chitarre e una capacità espressiva del growl di Swanö incantante. Anche questa canzone tuttavia si mantiene su livelli abbastanza nella media, dandoci l’impressione che le cartucce più importanti si trovino soprattutto nella prima metà del disco, ma mantenendo comunque inalterata la qualità intrinseca dell’opera nella sua pienezza. Chiude “Song Of Sirens”, ancora una divagazione sul tema: riffing groove metal, modo di cantare totalmente diverso (qui ad opera del chitarrista Sami Nerberg), che porta il brano a rassomigliare più a un mix tra i Pantera, i Nailbomb e i Sepultura di “Roots” (che nemmeno era ancora uscito!) che a quello che abbiamo sentito fino ad ora! Un’altra testimonianza della totale libertà di scrittura di questa band, tradizionale e innovativa. Da segnalare infine una confezione decisamente figlia dei suoi tempi, che un po’ ci stringe il cuore ogni volta che apriamo il disco: produzione di Börje ‘Boss’ Forsberg, copertina di Necrolord, dedica del disco a Kurt Cobain (!) – insomma, più primi Novanta di così…!
“Purgatory Afterglow” verrà forse superato dal suo successore, che riuscirà a raccogliere la mistura di prog e death in una pur folle struttura decisamente più completa, ma le basi di un certo modo di intendere il death metal si possono trovare tranquillamente qui dentro, e “Purgatory Afterglow”, all’interno della carriera degli Edge Of Sanity e forse di tutto il filone svedese degli anni ’90, risulta come una delle perle più interessanti da riscoprire e riascoltare a scadenza programmata.

TRACKLIST

  1. Twilight
  2. Of Darksome Origin
  3. Blood-Colored
  4. Silent
  5. Black Tears
  6. Elegy
  7. Velvet Dreams
  8. Enter Chaos
  9. The Sinner and the Sadness
  10. Song of Sirens
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