9.0
- Band: EDGUY
- Durata: 01:00:05
- Disponibile dal: 27/11/2001
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
È il 2001 e gli Edguy sono la band indicata da tutti gli addetti ai lavori come ‘The Next Big Thing’, dopo i successi di “Vain Glory Opera” e “Theater Of Salvation”, ma soprattutto dopo il successo personale di Tobias Sammet con “The Metal Opera part. 1”, debutto del progetto Avantasia uscito il 22 gennaio dell’anno in corso. Nel 2001 la scena metal internazionale è ancora legata a doppio filo con la diffusione estrema del power metal: l’anno prima è arrivato il terremoto denominato “Wishmaster” e negli Helloween non sono ancora iniziati i litigi che porteranno all’uscita di Roland Grapow e Uli Kusch; gli Stratovarius si concedono il lusso di una raccolta ‘inutile’ come “Intermission”, forti di un pubblico ormai fedelissimo, e lo stesso fanno i Rhapsody Of Fire con “Rain Of Thousand Flames”, giusto per riempire lo spazio tra “Dawn Of Victory” e “Power Of The Dragonflame”; mentre i Sonata Arctica rilasciano “Silence”, i Gamma Ray “No World Order”, gli Iced Earth “Horror Show” ed avviene il debutto clamoroso dei Falconer, con l’album omonimo, e dei nuovi Angra con l’epocale “Rebirth”. Fino a questo punto gli Edguy sono una band che ha proposto sempre power metal ibrido, con il power-heavy di “Savage Poetry” e “Kingdom Of Madness”, il power-epic di “Vain Glory Opera” e “Theater Of Salvation”, e nel futuro le contaminazioni continueranno con il thrash di “Hellfire Club” prima, con l’hard rock per “Rocket Ride” e “Tinnitus Sanctus” poi, ed il misto di influenze varie ed eventuali per i recenti “Age Of The Joker” e “Space Police – Defenders Of The Crown”; “Mandrake”, che esce il 27 novembre 2001, si distacca dal resto della discografia della band per essere l’unico vero album power metal degli Edguy. Fin dall’artwork ci si rende conto che stavolta Sammet ha le idee chiare, dopo le approssimative copertine precedenti, che spesso e volentieri sono sembrate essere scelte a casaccio; la cover di “Mandrake” infatti, in un suggestivo blu e nero, mostra per la prima volta il jester, il clown psicopatico da quel momento in poi mascotte ufficiale della band. “Mandrake” si apre con la pseudo-title track, “Tears Of A Mandrake”, guidata dalle tastiere, che parte a rilento e che nel suo incedere da mid tempo affascina con il suo tono drammatico, prima del chorus decisamente solare, per passare poi alla dura cavalcata “Golden Dawn”, che si scioglie però in un ritornello smorfioso; “Jerusalem” è scanzonata e catchy e le cornamuse poste in apertura la rendono particolare, prima che arrivi la canzone usata per il videoclip del disco, “All The Clowns”, veloce e diretta e dotata di un riffing roccioso e solido, a fare da contraltare alla seguente “Nailed To The Wheel”, che parte in sordina e se la prende comoda prima di liberare la violenza. La vera perla di “Mandrake” però è la traccia numero sei, la lunghissima ed articolata suite “The Pharaoh”, affascinante e dotata di un break post-solo che la eleva a vero capolavoro. In ogni buon disco power metal non può mancare la ballad e “Wash Away The Poison” è perfetta nella successione a “Roses To No One”, “When A Hero Cries” e “Scarlet Rose” come ballad strappacuore, posta opportunamente prima della veloce e diretta cavalcata power “Fallen Angels”; il mid tempo delizioso “Painting On The Wall”, primo singolo dell’album, e la cavalcata in terzine “Save Us Now”, posta in chiusura a dare l’ultima mazzata, mettono il sigillo su “Mandrake”. Produzione perfetta, canzoni ben scritte e ben suonate; solidissimi Eggi e Felix Bohnke alla sezione ritmica, ed incredibile è il lavoro svolto da Jens Ludwig, ovviamente supportato da Dirk Sauer. E Sammet? Ogni cosa positiva si possa dire su di lui è scontata, impareggiabile. L’ultimo lavoro degli Edguy per la AFM prima del passaggio alla Nuclear Blast è un disco grandioso, che non tradisce minimamente le aspettative. “Mandrake”, il disco power metal degli Edguy!