6.5
- Band: EGGS OF GOMORRH
- Durata: 00:35:43
- Disponibile dal: 10/06/2022
- Etichetta:
- Godz ov War
Spotify:
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Nell’anno che – si vocifera – vedrà i Blasphemy appendere per sempre strumenti e cartuccere al chiodo, è tempo di bilanci sullo stato di salute degli innumerevoli discepoli votatisi al culto di Ross Bay e di Nocturnal Grave Desecretor and Black Winds e compagni. Da qualche anno, fra quelli più quotati, rientrano senza dubbio gli Eggs of Gomorrh, aberrante quartetto che con l’ordine e la pulizia di Ginevra, sua città natale, ha davvero poco da spartire, e che nel corso di quest’estate rilascerà non una, ma ben due pubblicazioni: il qui presente “Wombspreader”, seguito sulla lunga distanza dell’EP “Outpregnate”, e uno split in compagnia dei delicatissimi Weregoat, previsto per agosto su Iron Bonehead. Così com’era stato per il suddetto mini del 2019, anche qui i termini per riassumere e descrivere il contenuto dell’opera sono quelli che ci si aspetterebbe di accostare ad un baccanale di merda, sangue e tenebra, senza concessioni al raziocinio o al dinamismo. I Nostri vivono la materia black/death in modo del tutto degenere e ‘no compromise’, seguendo alla lettera i canoni estetici e stilistici degli autori di “Fallen Angel of Doom….” e di altri macellai come Archgoat e primissimi Arkhon Infaustus, per il classico degli ascolti da ‘prendere o lasciare’.
Partendo da una resa sonora caotica e volutamente lo-fi, i brani si succedono senza offrire chissà quali variazioni o colpi di scena, in una sequela di carneficine nelle quali i rallentamenti assomigliano a miraggi e dove una componente thrash velenosissima, mutuata dai classici “Pleasure to Kill” e “In the Sign of Evil”, è indispensabile nell’economia complessiva della tracklist. Rispetto ad altre formazioni analoghe, però, gli Eggs of Gomorrh orchestrano sicuramente meglio le fasi della loro aggressione, cercando di renderne meno piatto lo sviluppo con stop’n’go e avvitamenti da cui – tutto sommato – si può scorgere la volontà di impegnarsi un po’ più a fondo della media del filone, e di non confondere dei ritmi assassini con una sostanziale limitatezza tecnica. Le trame galoppanti di “Disciples of Terror”, le ripartenze della titletrack e le melodie diaboliche di “Eggomorph” coincidono con gli apici di un disco genuinamente ignorante e ‘for maniacs only’, ma che all’interno della propria sudicia cloaca sa anche come emergere e farsi rispettare.