EINAR SOLBERG – 16

Pubblicato il 01/06/2023 da
voto
7.5
  • Band: EINAR SOLBERG
  • Durata: 01:10:00
  • Disponibile dal: 02/06/2023
  • Etichetta:
  • Inside Out

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Era già nell’aria quando uscì “Pitfalls” e l’impressione era andata rafforzandosi con “Aphelion”: uno sbocco interamente solista per Einar Solberg, cantante dei Leprous, era vicino a concretizzarsi, considerato quanto già la stessa musica dei progster norvegesi andasse orientandosi verso un’interpretazione molto personale, vellutata ed esistenzialista, frutto dei pensieri del proprio frontman. È tempo allora che venga svelato per intero “16”, primo disco totalmente ad appannaggio di Solberg e dedicato, nel titolo, all’età che ha fatto da spartiacque nel suo modo di vivere e vedere il mondo. Nella presentazione si parla del periodo tra i sedici e i diciannove anni di età come di un periodo di ‘perdita dell’innocenza’ e scoperta di quanto possa essere brutto e duro il mondo. Un’analisi interiore già formulata in modo approfondito negli ultimi dischi e qui ancora più al centro del discorso, per un album che va concentrandosi, com’era prevedibile, su sonorità molto rarefatte e minimali, con al centro le sottigliezze vocali di Solberg, il suo fare molto ‘lamentoso’ – un’accezione da non intendersi per forza in senso negativo, per chi scrive calzante nel descrivere lo stile del singer norvegese – e l’attenzione per linee mormoranti e soffuse.
Banalmente, si parte dalle propaggini più soft del materiale recente dei Leprous, con la presenza delle chitarre abbastanza limitata e, quando presenti, in versione quiescente e di sottofondo. È una dimensione notturna e raccolta, quella che negli ultimi anni è parsa essere maggiormente confacente a Solberg, da qui l’ampio utilizzo di un’elettronica molto fine e languida, e le proiezioni emotivamente ondivaghe e dolceamare dei sintetizzatori. Sull’ampio e immaginifico corredo di tastiere, Solberg ha costruito un pezzo importante delle fortune dei Leprous: per “16” queste si fanno ancora più setose e toccanti, muovendosi felpate, vibranti e intrise di una contenuta tristezza. Nonostante il carattere quieto e, spesso, molto dormiente – come se pensieri, visioni e parole scaturissero da una fase sonnambula, o provenissero direttamente dall’onirismo del cantante – le canzoni hanno una struttura snella e una loro immediatezza, scorrono via con relativa facilità, in questo distaccandosi dal mood molto introverso e difficile di “Aphelion”. A raccordare una tracklist che tocca tanti punti della personalità dell’artista nordico, vi è un senso di gradevole ascesi a farsi largo in quasi tutte le tracce, che crescono un po’ per volta di energia e coinvolgimento, mediando il guardarsi dentro e il desiderio di aprirsi alla comprensione del prossimo. Elementi synthpop, cantautorali, di soundtrack si mescolano in “16”, pur non dando all’album un’impronta stilista netta e precisa.
Complice anche la folta presenza di ospiti, si spazia e si sperimenta parecchio nel corso del disco, anche se il filo conduttore subito delineato nella title-track in apertura non viene mai abbandonato, pur prendendo qualche interessante variante in corso d’opera.
Per chi scrive, il meglio lo abbiamo quando le acque vanno un poco intorbidandosi, si respira un clima più urgente e meno serafico e si propende per arrangiamenti carichi di pathos e veemenza. Il roboante finale di “A Beautiful Life”, gli arrangiamenti da tetro musical di “Where All The Twigs Broke” (d’effetto in questa traccia i dolci ricami di piano), l’andamento più aperto e quasi sereno di “Grotto”, la filmica chiusura di “The Glass Is Empty” spiccano all’interno di una tracklist qualitativamente di alto profilo. La collaborazione con il parente stretto Ihsahn (è suo cognato, in quanto marito della sorella Ihriel, a sua volta ospite in “Where All The Twigs Broke”) in “Splitting The Soul” suggella un’altra canzone plumbea, opulenta e aristocratica, come in passato spesso i due ne hanno scritte. In questo frangente si torna anche a un retaggio propriamente metal, che rimane invece sullo sfondo per una larga fetta di “16”.
Chi scrive, pur apprezzando l’ampiezza di vedute di Einar e la sua capacità di infondere emozioni profonde con una vocalità suadente e misurata, ammette di trovare alla lunga un po’ stancanti i tratti più sentimentali della sua proposta, mentre non si può disconoscere l’eleganza della scrittura e la compostezza dell’insieme, elementi che faranno gioire chi ha amato le ultime prove della sua band principale. Atteso al varco per un disco tutto suo, senza il supporto del resto dei Leprous, il singer non ha vacillato, rafforzando il suo status di sofferto cantore di intimi dolori e fragilità.

 

TRACKLIST

  1. 16
  2. Remember Me
  3. A Beautiful Life
  4. Where All The Twigs Broke
  5. Metacognitive
  6. Home
  7. Blue Light
  8. Grotto
  9. Splitting The Soul
  10. Over The Top
  11. The Glass Is Empty
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