3.5
- Band: EKTOMORF
- Durata: 00:41:51
- Disponibile dal: 31/08/2012
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Senza vergogna ci viene riproposta la sfacciataggine degli ungheresi Ektomorf, non solo alfieri del generico, ma portabandiera della più volgare imitazione. Nel corso degli anni nemmeno gli stessi membri della band sono riusciti a stare al gioco, ed ecco che ci ritroviamo con il leader indiscusso Zoltán Farkas come unico superstite, a portare avanti un castello di carte groove/neo thrash sulle sembianze dei Soulfly. Zoli ci gira alla larga, tenta di mischiare le carte in tavola, ma sempre ci ricade, e pure di faccia: eccoci quindi a descrivere nuovamente il derivato scadente della musica di Max Cavalera, replicato nella sua versione più ingenua e infantile, povera e triste. Bandiera Nera, divieto di balneazione, ma chi si vuol tuffare in questa pozza di melma? Un disco facile da digerire, facile da giudicare, difficile da ascoltare tutto d’un fiato: si passa dal reboot alla parodia al grottesco in poche tracce, e col passare dei minuti la qualità scende grazie al binomio composto da ispirazione ai minimi storici e gravissima povertà tecnico/compositiva. “Black Flag” suona come una cover band dei Soulfly di prima liceo, tanto che fa abbassare gli angoli della bocca e puntare il dito verso AFM gridando “Vergogna!”. Qualcuno chiederà: “Perchè gli Airbourne possono copiare e loro no?”. Domanda intelligente. La risposta è che la band degli O’Keeffe ha la dinamite, gli Ektomorf hanno le miccette. Lo Zoltan ‘buono’ è andato a Los Angeles e ha fondato i Five Finger Death Punch. Farkas, rivoglio 40 minuti della mia vita indietro!