5.0
- Band: EKTOMORF
- Durata: 00:36:10
- Disponibile dal: 23/03/2009
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Bisogna essere artisti anche nel plagio. A volte è difficile sapere da che parte schierarsi: da un lato c’è la tenacia, l’etica, l’entusiasmo, l’amore per la musica e una capacità di coinvolgere che è onestamente innegabile da parte di chi ha visto Zoltan e compagnia esibirsi dal vivo. Dall’altro è palese una somiglianza che va oltre l’omaggio, oltre l’influenza, oltre l’essere derivativi, scadendo nell’orribile copia amanuense. Tutti coloro coinvolti nell’esprimere un giudizio oggettivo davanti agli Ektomorf si sono trovati a dover riflettere sul labile confine tra imitazione ed espressione all’interno di determinate coordinate. Cominciamo ad ammettere che l’onestà non manca: non c’è un singolo riff “scippato”, inoltre viene confermata la volontà di differenziarsi dal modello di riferimento almeno coi suoni, pompati, ribassati e moderni coma non mai, firmati dall’esperto Tue Madsen. Pure la voce di Farkas si esprime in maniera naturale (nel pitch), pur continuando a ricalcare pedissequamente le strutture anthemiche e i ritornelli-slogan del maestro Cavalera. Sfortunatamente, pur essendoci il groove, manca l’animo, la velocità, la visceralità che un’icona come il leader di Sepultura, Soulfly e Cavalera Conspiracy ha saputo mantenere intoccabile per anni, e trovandosi di fronte ad aborti come “Sick Of It All” (dove gli ungheresi scimmiottano “Bleed” in maniera tragica) vien da pensare se davvero una band del genere debba rimanere sulle scene, evocando la classica attitudine da spaccone ritardato da palestra. Nella loro convinzione incrollabile possono essere anche apparire come simpatiche macchiette, e magari possono anche strappare un sorriso sul second stage di un festival mediocre, ma in sede di recensione davvero non ce la sentiamo di chiudere per l’ennesima volta un occhio.