ELDRITCH – Blackenday

Pubblicato il 13/07/2007 da
voto
6.5
  • Band: ELDRITCH
  • Durata: 00:51:05
  • Disponibile dal: 20/04/2007
  • Etichetta:
  • LMP
  • Distributore: Audioglobe

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Gli Eldritch sono una band in costante movimento. Facendo una rapida retrospettiva della loro carriera possiamo notare come ogni album presenti caratteristiche in grado di renderlo unico nella discografia, pregio che ha contribuito a rendere il gruppo toscano fra i principali responsabili dell’esplosione del metal tricolore all’estero alla vigilia del nuovo millennio accanto a Lacuna Coil e Rhapsody. Dopo l’irruento “Reverse”, che ha spiazzato più di un fan, Eugene Simone e soci sembrano aver trovato il giusto equilibrio tra potenza e ricerca melodica, fatto a cui non si sottrae il nuovo “Blackenday”, tuttavia foriero di una vena oscura, ventilata già nel titolo e nella copertina, mai così in primo piano, supportata da un suono delle chitarre ancor più basso e cupo, ma soprattutto dalle vocals di Terence Holler, incentrate quasi interamente sulle tonalità medio-basse. L’inizio affidato a “Silent Flame”, malgrado l’inquietante arpeggio iniziale, si presenta con un sound piuttosto classico che marca il contrasto tra la strofa thrashy e il ritornello melodico di ottima fattura, già la successiva “The Deep Sleep”, mostra venature dark, in una struttura power-thrash accostabile per certi versi agli Annihilator, ancor più evidenti nella bellissima titletrack, semplice e cadenzata. “Why” riprende le coordinate thrashy a tutta velocità, con un refrain ripetitivo ma efficace, facendo da preludio ad una fase centrale poco ispirata, “Black Rain”, “Rumors” e “Frozen” presentano un discreto impatto ma lasciano a desiderare sul versante melodico con linee vocali farraginose, sin troppo elaborate, giocate su tonalità piuttosto basse e poco supportate da doppiaggi o contro-cori che avrebbero potuto migliorare la situazione, neppure la partecipazione di Ray Alder riesce a risollevare le sorti di “Broken Road”, penalizzata dai medesimi difetti. Nel finale, a dispetto delle atmosfere sempre cupe, torna a splendere il sereno con “Fire”, graziata da una strofa  heavy e moderna con tanto di vocals in growl e un refrain fra i migliori dell’intero disco, ma ancor più “Never Dawn” che, tra le atmosfere notturne suggerite dal titolo, mischia alla perfezione la componente melodica a quella heavy, ricordando band quali ultimi Katatonia e Paradise Lost. Peccato dunque per alcune canzoni non del tutto riuscite verso la metà del CD che penalizzano in parte “Blackenday”, disco comunque di buona qualità, transitorio, con interessanti novità che verranno probabilmente portate ad un livello superiore nel futuro prossimo della band.

TRACKLIST

  1. Silent Flame
  2. The Deep Sleep
  3. The Blackened Day
  4. Why?
  5. Black Rain
  6. Broken Road
  7. Rumors
  8. Frozen
  9. The Child Than Never Smiles
  10. The Fire
  11. Shallow Water Flood
  12. Never Dawn
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