8.0
- Band: ELDRITCH
- Durata: 00:53:03
- Disponibile dal: 17/02/2014
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Per parlare dell’ultima fatica dei toscani Eldritch partiamo dalla fine del disco. “I Will Remember”, cover dei Queensryche e non una cover qualunque: la band è andata a scomodare nientemeno che “Rage For Order” ed a cimentarsi con un pezzo che lascia nude le qualità vocali di un cantante. Non anticipiamo se l’esperimento sia riuscito o meno, ma questa scelta ci fa capire come i primi lavori di questa band influenzino (da sempre) il sound degli Eldritch. Dopo qualche ascolto, quello che viene da pensare è che “Tasting The Tears” non sarà il disco più innovativo della storia del prog, ma magari i Queensryche (scegliete voi se quelli di Geoff Tate o gli altri) suonassero ancora così! Basta ascoltare il mid-tempo “Waiting For Something” o la più tirata title-track per capire che gli Eldritch hanno groove, sanno amalgamare perfettamente le loro doti tecniche (e sfoggiarle abbondantemente, come il genere richiede) con potenza e melodia. Questo disco ha un tiro notevole, si assesta in media su tempi non troppo veloci, prediligendo la potenza rispetto alla velocità, ma sapendo assestare anche colpi tipicamente power e classic (come “Something Strong” o “Love From A Stone”). Un disco che si apre picchiando duro con “Inside You”, canzone in cui la band ci fa un sunto di quanto ci aspetterà per i prossimi tre quarti d’ora: prog, classic e power, con un Terence Holler in gran forma, forse – azzardiamo – la sua migliore prova su disco e le chitarre di Eugene e Rudj a creare ottimi intrecci. Aggiungiamo che l’opener è uno di quei pezzi che si imprimono subito, un ottimo biglietto da visita per quello che seguirà. Come abbiamo già detto, il disco si sviluppa ottimamente tra parti veloci ed altre più slow-paced, senza passi falsi, per chiudersi come si era aperto, con un pezzo (“Clouds”), dal refrain trascinante, ancora una volta tipicamente power, e dagli intermezzi più lenti e progressive, nel senso più ampio del termine (l’assolo di tastiera rimanda proprio al sound seventies che è alla radice di queste sonorità). Un ottimo lavoro, inaspettato da una band che, negli ultimi dieci anni, aveva svolto solo il suo compitino, senza mai scadere e senza mai eccellere, un disco da consigliare non solo agli amanti del prog, ma a tutti gli estimatori delle sonorità più classiche. Il confronto con i Queensryche di “I Will Remember” ? Superato a pieni voti.