9.5
- Band: ELECTRIC WIZARD
- Durata: 00:58:53
- Disponibile dal: 12/11/2007
- Etichetta:
- Rise Above Records
- Distributore: Audioglobe
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Come si fa a condensare la quintessenza di una magia lisergica, nerissima e completamente fuori controllo? Non abbiamo da mostrarvi la ricetta alchemica strappata da chissà quali vecchi grimori, ma basta inserire “Witchcult Today” nello stereo per averne un intenso, costosissimo assaggio: una volta premuto il tasto ‘play’ infatti non si torna più indietro. Dai primissimi secondi della titletrack, con le accordature ribassate e strascicanti come i peggiori incubi, passando per l’iconica copertina (sputata fuori dal film di culto “The Devil Rides Out”), si spalanca un abisso sulfureo e asfissiante che non si limita ad incantare, ma fagocita l’ascoltatore sputandolo fuori, dopo un’ora di distorsioni e voci filtrate, inevitabilmente, irrimediabilmente cambiato.
Avulso da qualsiasi etichetta temporale (datato 2007, ma potrebbe benissimo avere trent’anni in meno o venti in più), il sesto disco del gruppo più storto del Dorset è una colata di magma in grado di travalicare i limiti epocali della lucidità umana: è il manifesto di quel doom ipogeo e stregonesco figlio di un’orgia tra Black Sabbath e Cathedral, svezzato dallo sludge più paludoso e cresciuto con abbondanti dosi di stupefacenti nel biberon, ora maturo al punto giusto per creare sfracelli sonori. È il fratello più luciferino e occulto dei magnifici “Dopethrone” e “Come My Fanatics…”, forse più ombroso ma non per questo meno ammaliante con le sue trame, imbevute di quello stoner che farà scuola ad intere generazioni di musicisti; gli Stregoni inglesi lo portano in vita traendo ispirazione tanto dal cinema degli horror da drive-in quanto dalla letteratura del terrore. Riguardo al primo, in cui Bafometto, candele nere, rituale nudità e vampirismo si mescolano spesso e volentieri, “Satanic Rites Of Drugula” è un omaggio, conturbante e deliziosamente ossessivo nel suo refrain di chitarra, al quasi omonimo film con Christopher Lee, mentre la lisergica suite “Black Magic Rituals & Perversions” paga pegno a due altre fortunate opere del genere; quanto alla seconda, è chiaro di come Jus Oborn e Liz Buckingham raggiungano livelli eccelsi di scrittura col Necronomicon spalancato alle pagine più tremende: “Dunwich” ci scaraventa sulla Sentinel Hill “mentre il figlio di Lavinia chiama il nome di suo padre” ed assistiamo, atterriti eppure morbosamente affascinati, all’avanzata di un brano mostruoso (tra i migliori del disco), tenuto in vita da due chitarre slabbrate, il basso corrosivo di Rob Al-Issa e l’opprimente pestare sulla batteria di Shaun Rutter. Melodie ossessive, riff reiterati fino al parossismo e una spruzzata di organo giusto per stare allegri; niente di nuovo, eppure tutto mai così diabolico. “Torquemada ’71” è urticante come una settantina di frustate sulla schiena, “Saturnine” conclude il platter con undici minuti densi di lugubre doom e stoner alterato, lasciando agonizzanti e storditi come dopo il peggiore dei trip acidi.
Gli Electric Wizard mandano al diavolo – è il caso di dirlo – la tecnica, la pulizia (le produzioni lo-fi rugginose hanno fatto scuola anche grazie a loro) ed il comune senso del decoro, riuscendo a creare un sound grandioso con quanto di più scorretto, negativo e lercio a loro disposizione; la voce distorta e lamentosa di Oborn in “The Chosen Few” (con il controverso “legalize drugs & murder” provocatoriamente eletto a manifesto musicale) potrebbe apparire inascoltabile in un contesto diverso, le note ricamate dalla chitarrista mancina sembrano troppo lente e sbavate, il comparto ritmico è grasso e affannato – ma insieme restituiscono un suono pachidermico e micidiale che trasforma ciascun mattone sconnesso in un colosso strutturale solido e monolitico, unico ed inarrivabile. Declinato variamente dalla stessa band nel corso della propria carriera, ma mai propriamente uguagliato: ecco perchè questo lavoro rappresenta un Bellissimo unicum (per fortuna, non il solo) incastonato nella storia di un genere fosco e allucinato.
Dentro “Witchcult Today” troviamo le ceneri di quello che gli Electric Wizard hanno voluto portare con sé, fin dai primi dischi, dal passato (i Coven di Jinx Dawson, le sette incappucciate, Aleister Crowley, l’LSD nel ventennio ’60-’80, ad esempio) e briciole di futuro (soprattutto a livello di suono ed immaginario, con un’ondata di band simili nate nel solco degli inglesi durante anni successivi); licenziato dalla Rise Above, fu quasi istantaneamente definito come ‘disco di culto’ perchè dannatamente ispirato, perverso quanto basta, oppiaceo al punto giusto: impossibile sottrarvisi.
“Our time has come,
The end has begun”