6.5
- Band: ELECTRIC WIZARD
- Durata: 00:42:51
- Disponibile dal: 10/11/2017
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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Nono album per gli stregoni del Dorset, questo “Wizard Bloody Wizard”. La malevola setta guidata dal capomastro Jus Oborn esce da un silenzio durato tre anni, rotto soltanto dal singolo “See You In Hell”, che ci ha permesso di fare congetture su come gli Stregoni avrebbero proseguito dopo la pubblicazione del marcissimo e, a detta di molti, miglior lavoro dai tempi di “Dopethrone”, “Time To Die” del 2014, un lavoro nel quale gli inglesi avevano gettato sulla brace cadaveri e catrame, morte e paura, come solo loro sapevano fare e un po’ avevano dimenticato. “See You In Hell”, dicevamo, si fregia di un’ottica diversa nella sua stessa emissione, con quel riff bluesy che un po’ tutti abbiamo affrontato cimentandoci con le nostre chitarre; un brano bizzarro per gli Electric Wizard, forse inaspettato, che pur non tradendo alcun trademark dei Nostri sembra mostrare una versione quanto meno inedita delle tessiture pregne di satanismo, droga e sangue a cui eravamo abituati. L’album, dal canto suo, non fa nulla per cambiare strada, e già quando parte “Necromania” i vortici vomitevoli creati da esplosioni di accordature troppo basse sembrano aver lasciato il passo ad una smitizzazione del proprio stesso modus operandi, con un pezzo sui generis, volutamente volto agli anni Settanta, slanciato – a modo suo – con un ritornello pur apprezzabile ma molto, molto diverso da quello che era legittimo aspettare, mentre già “The Reaper”, di soli tre minuti (che nel mondo degli EW sono circa trenta secondi) ci aiuta a farci sentire una mano avvolgerci la caviglia e quasi (quasi) ripiombare in un abisso di terrore e anime che girovagano in circolo: ci slacciamo, dunque, e “Wicked Caresses” ci confonde ancora di più, i toni sono si quelli fuzzy e sludgy che era lecito immaginare, ma è l’esecuzione in sé (senza parlare del ritornello) che sembra volersi rifare più a qualcosa che aveva ispirato gli Electric Wizard che non agli Electric Wizard stessi; la creatura si ritorce contro se stessa, e il suo fautore ne decreta una forma diversa senza essere in grado di cancellarne le caratteristiche. Ci pensa “Mourning Of The Magicians”, il cui titolo pare un proclama, a farci tornare il mal di mare, quel delirio allo stomaco che vorremmo sentire in un disco del genere, con i suoi pachidermici undici minuti in cui torniamo a perderci in fumi di cannette e allucinazioni come piacciono a noi e promesse di morte e di incontri all’inferno, laddove forse la sola “Hear The Sirens Scream” ci aveva dato quell’aria di casa. In sostanza, è un brutto disco “Wizard Bloody Wizard”? No, non lo è. Nemmeno bellissimo però, a dire la verità, e se non un vero passo falso, una passeggiata solitaria, un vecchietto che guarda i cantieri, in questo caso orge di violenza e terrore; lo Stregone Elettrico stavolta fa da spettatore e ci obbliga a seguirlo, le orde di dannate ce le fa vedere da lontano, percepire col cannocchiale, non ce le butta contro con foga e il suo proverbiale ghigno malato: non brutto, non particolarmente bello, in ultima analisi, nella sua stranezza, vagamente anonimo. E che poi per propria natura al malevolo incantatore, dei nostri pensieri su quello che fa, non freghi granché, beh, quello è più che ovvio. Ci mancherebbe.