7.0
- Band: ELECTROCUTION
- Durata: 00:36:57
- Disponibile dal: 14/05/2012
- Etichetta:
- Aural Music
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Il 1993 è un anno speciale per il metal estremo italiano. Esce “Above The Light”, debut album e capolavoro dei liguri Sadist, mentre, più a sud, i Gory Blister e i Sinoath si danno da fare con due apprezzabili demo/EP, rispettivamente “Hanging Down the Sounds” e “Still In The Grey Dying”. Nella capitale, invece, i Catacomb (pre-Novembre) danno alle stampe il favoloso 7″ “The Return Of The Ark”, loro ultima opera sotto quel monicker. Il 1993 è però anche l’anno di pubblicazione di “Inside The Unreal”, album d’esordio dei death metaller emiliani Electrocution, che fanno letteralmente il botto dopo aver confezionato tre demo-tape tra il 1990 e il 1992. Il “botto”, ovviamente, va inteso in ottica underground, sia perchè la Contempo Records non è esattamente la Roadrunner, sia perchè all’epoca la scena metal italiana è ancora vista come una sorta di oggetto misterioso nel panorama mondiale; nell’immediato, non sono quindi moltissimi gli ascoltatori a prendere sul serio quanto musicalmente proviene dallo stivale. Tuttavia, “Inside The Unreal”, così come buona parte delle opere citate in apertura, riesce in qualche modo a farsi largo e a diventare un vero e proprio album di culto tra gli amanti del metal estremo novantiano. La qualità del disco – che tra l’altro gode pure di una produzione pià che buona, per gli standard italiani dell’epoca – d’altronde non si discute: basta ascoltare “Inside The Unreal” e paragonare quest’ultimo a tanti lavori che stanno uscendo dalla Florida o dall’Europa settentrionale in quel periodo per rendersi conto che il quartetto ha dalla sua talento, ispirazione e tecnica in abbondanza per rivaleggiare con diversi nomi ben più blasonati. Puro e semplice campanilismo, dite? Crediamo che l’attacco di una “Premature Burial” sia sufficiente per far piazza pulita di preconcetti e malignità: mescolando elementi di quel tagliente death metal made in Florida caro a primi Death e Malevolent Creation con il dinamismo dei sottovalutati Sadus e delle strutture e un’attitudine thrasheggianti che invece sembrano prese di peso dai Sepultura di “Beneath The Remains” e “Arise”, gli Electrocution creano una frustata death-thrash che per presa ed incisività ha davvero pochi rivali in quel momento. E lo “spettacolo” non si esaurisce certo con l’opener: ad essa seguono perle come “Rising Of Infection”, “Growing Into The Flesh (Bleed To Death) ” o “Ghost Of Past” (da sempre la prediletta di chi scrive), che, oltre a confermare in pieno le ottime impressioni iniziali, allargano lo spettro sonoro dei ragazzi con inedite finezze tecniche e cambi di tempo sempre più frenetici (poi sperimentati ulteriormente nel successivo EP “Water Mirror”). Insomma, gli Electrocution suonano da band consumata già all’esordio e, anche per scelte di suoni, danno a tutti gli effetti l’idea di essere una nuova eccitante realtà della celebre scena floridiana. Peccato che Mick Montaguti e soci non tocchi però la stessa sorte di vari loro colleghi d’oltreoceano: come accennato, con “Inside The Unreal” il gruppo non riuscirà ad emergere propriamente e, dopo un’ulteriore gavetta underground e qualche cambio di lineup, questo deciderà prima di sperimentare altre sonorità (ricordiamo il metal industriale di “Acid But Suckable” del 1997) e poi di sciogliersi. Infine, ricordiamo che il chitarrista Alex Guadagnoli arriverà pure a essere considerato dai Sepultura come possibile rimpiazzo di Max Cavalera prima delle registrazioni di “Against”. Ma sappiamo tutti come poi andarono le cose. In ogni caso, ora vi starete chiedendo il motivo di questa recensione “postuma”: la ragione è la scintillante ristampa in digipack che sta per essere immessa sul mercato dalla GoreGoreCords (sotto-etichetta death metal di Aural Music/Code666) in collaborazione con i vecchi membri della band, i quali hanno anche avuto l’ottima idea di rimasterizzare il tutto e di donare all’album un booklet rinnovato, che includerà foto inedite e altre chicche. Superfluo sottolineare come questa sia un’occasione imperdibile per venire in possesso di una delle massime dimostrazioni di forza del metal estremo italiano, per giunta in versione deluxe. Se pensavate che un tempo in Italia il death metal ad alti livelli fosse appannaggio esclusivo di Sadist e pochissimi altri, preparatevi a ricredervi con l’ascolto di “Inside The Unreal”: vi si aprirà un mondo e, molto probabilmente, il vostro orgoglio nazionale salirà di qualche punto.
N.B. Il voto si riferisce esclusivamente alla ristampa: il disco merita almeno un 8 pieno.