8.0
- Band: ELECTROCUTION
- Durata: 00:37:41
- Disponibile dal: 06/05/2014
- Etichetta:
- Aural Music
- Distributore: Audioglobe
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Gli Electrocution sono tornati e per fortuna non sono quelli di “Acid But Suckable”. Il ricordo di quel mini-CD del 1997, scialbo tentativo di imitare certo metal di tendenza del periodo (White Zombie, Fear Factory, ecc), viene cancellato da questo “Metaphysincarnation”, atteso come-back che segna un gradito ritorno agli intenti e allo spirito degli esordi della band emiliana. La recente ristampa di “Inside the Unreal” ha evidentemente riacceso la fiamma death metal di Alex Guadagnoli e compagni, che si ripresentano con un’opera che ha indubbiamente molti più elementi in comune con lo storico debut album che con l’EP del ’97. Il quartetto è insomma tornato a proporre metal estremo, ma sarebbe inesatto bollare “Metaphysincarnation” come un semplice “back to the roots”. Ad esempio, quell’impronta thrash che era alla base del debutto, figlia soprattutto dei Sepultura dei tempi d’oro, è qui presente in maniera assai meno marcata: il suono degli Electrocution 2014 è più massiccio e pesante. Durante l’ascolto dei brani vengono qua e là alla mente Pestilence e Gory Blister, ma su tutto si erge un’atmosfera tetra e al tempo stesso velenosa che non rimanda a nessuno in particolare. Il growling barbaro e subito riconoscibile di Mick Montaguti gioca un ruolo importante nell’elevare la personalità della band, ma un plauso va anche alla scelta dei suoni: la produzione è al passo coi tempi, ma per nulla fredda e leccata. Notevole, poi, l’apporto di Max Canali al basso: sempre sporco e pulsante, vera spina dorsale di una tracklist che si dipana tra pezzi concisi e veloci, memori di quelle rasoiate che il gruppo ci sbatteva in faccia nei primi anni Novanta, e altri lievemente più lenti e strutturati, dove il riffing si inspessisce e le cadenze diventano da puro headbanging. Non pochi i passaggi da sottolineare: la clamorosa parte centrale dell’opener “Wireworm”, il contagioso riff portante di “Bloodless”, l’epicità dell’attacco di “As A Son To His Father”, gli squisiti rintocchi melodici del finale di “Anthropocentric”… Il disco non è lunghissimo, ma ad ogni fruizione riesce a regalare un piccolo dettaglio che prima era passato inosservato. Senza dubbio gli Electrocution hanno lavorato con attenzione a questo loro album di ritorno: forse consapevoli che la “concorrenza” è ben più agguerrita di una volta, sia all’estero che in Italia, i Nostri si sono presentati con un’opera che concentra tanti dei migliori elementi del loro passato così come il desiderio di guardare al presente e di non ripetersi, pur inserendosi innegabilmente nel filone death metal. Un’attitudine non da tutti, che questa volta ha dato risultati decisamente buoni. C’è ora da augurarsi che “Metaphysincarnation” rappresenti il primo passo di una seconda carriera fortunata e tutta da scoprire: l’esperienza, del resto, ormai non manca e probabilmente gli errori di una volta sono serviti da lezione. Avanti così, Electrocution.