7.5
- Band: ELEGANT WEAPONS
- Durata: 00:52:55
- Disponibile dal: 26/05/2023
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Gli Elegant Weapons sono stati annunciati come un nuovo supergruppo stellare, ma, alla fine, sarebbe più giusto dire che questa band potrebbe rappresentare a tutti gli effetti il futuro di Richie Faulkner in una sua ipotetica carriera successiva ai Priest. Intendiamoci, fosse per noi vorremmo che Rob Halford e compagni andassero avanti in eterno, ma siamo tutti consapevoli, loro per primi, che le lancette dell’orologio non si fermano e questo lungo addio prima o poi costringerà il più giovane Faulkner a decidere cosa fare della sua vita quando non sarà più il chitarrista della heavy metal band per eccellenza. Perchè poniamo quasi tutta l’attenzione su Richie, pur avendo in formazione personaggi del calibro di Rex Brown e Scott Travis? Il motivo è molto semplice: sia il bassista dei Pantera che il batterista dei Priest hanno contribuito alle registrazioni dell’album, ma di fatto il loro coinvolgimento appare marginale e i due non saranno presenti nemmeno nelle date live già programmate, che vedranno invece Dave Rimmer (Uriah Heep) e Christopher Williams (Accept) rispettivamente al basso e alla batteria. L’ultimo tassello della formazione, infine, è costituito da Ronnie Romero, un nome che è passato dall’essere totalmente sconosciuto a ricevere una curiosa (e forse eccessiva) sovraesposizione, con una lista di pubblicazioni già molto nutrita e dalla qualità altalenante.
Torniamo però a Richie e al suo “Horns For A Halo”: una prima domanda che ci eravamo posti a seguito dell’annuncio di questo nuovo progetto riguardava la capacità del chitarrista di riuscire ad avere una sua personalità, staccandosi dall’eredità ingombrante di una band iconica come i Judas Priest. Da questo punto di vista, l’esito è senza dubbio positivo. Certamente le radici priestiane di Faulkner sono ben visibili ed è assolutamente evidente come la mano dietro a questi pezzi sia la stessa che ha caratterizzato una buona fetta di “Firepower”, eppure Faulkner ha scelto di incorporare nel proprio sound una serie di influenze che probabilmente non avrebbe potuto sfruttare al meglio in un contesto come quello della sua band madre.
Così se i due singoli presentati, “Do Or Die” e “Blind Leading The Blind” vedono il chitarrista in un territorio più simile a quello che conosciamo, addentrandoci nella tracklist troviamo uno stile più stratificato, per quanto molto classico. Un brano come “Ghost Of You”, ad esempio, recupera una dimensione blues inedita; “Bitter Pill” sembra strizzare l’occhio agli stessi Pantera; mentre “White Horse”, come suggerisce lo stesso Faulkner, vuole essere una sorta di punto di incontro tra i Black Sabbath e gli Alice In Chains. Non manca, infine, un omaggio ad un altro chitarrista leggendario come Michael Schenker, celebrato con una cover di “Lights Out” degli UFO. La sezione ritmica ci mette tutto il suo groove, Richie inanella una serie di riff di grande impatto e punteggia il tutto con una buona dose di assoli, ben dosati, mai invadenti e di ottima fattura. Molto buona anche la performance di Ronnie Romero, che riesce a funzionare anche in questo contesto, grazie al suo timbro naturale che compensa uno stile di canto ancora molto legato a quello di Ronnie James Dio.
“Horns For A Halo”, dunque, compie un primo passo importante e deciso nella carriera di Richie Faulkner, che ora si trova di fronte ad una prova non secondaria, quella di riuscire a trasformare questo progetto in qualcosa di più concreto rispetto ad un album solista suonato da amici (e turnisti) di lusso. Le fondamenta costruite in questo debutto sono solide, non ci resta che vedere come si evolverà e, nel mentre, aspettiamo di goderci l’atteso successore di “Firepower”.