6.5
- Band: ELLEREVE
- Durata: 00:44:31
- Disponibile dal: 07/11/2025
- Etichetta:
- Eisenwald Tonschmiede
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Lo scenario delle sonorità plumbee, raffinate, tenuemente malinconiche, a cavallo tra metal, gothic rock, post-rock e darkwave persiste nell’essere ricco di proposte, dai gradi di pesantezza e adrenalina variabili a seconda degli interpreti e dei loro background artistici. Ci sono case discografiche che sui toni atmosferici del metal odierno hanno costruito una propria solida e variopinta identità: è il caso della Eisenwald, molto attiva su questo fronte, sia in termini quantitativi che, per fortuna, qualitativi.
Nel caso degli Ellereve, si rientra nel predetto filone, nonostante il progetto qui in esame esuli almeno parzialmente da tonalità metal propriamente dette. Ricadendo piuttosto in quel mare magnum di artiste che scandagliano i propri intimi sentimenti, per andarne a restituire un racconto in note dagli umori ambivalenti, tra struggimenti, rabbia, mutamenti improvvisi e melting pot stilistici di più o meno ampie vedute.
Dietro il moniker utilizzato abbiamo una sola musicista, Elisa Giulia Teschner, tedesca di Monaco di Baviera, ora residente a Innsbruck. Sono circa cinque anni che ha avviato il progetto, un periodo già fitto di uscite e di impegni live, che l’ha vista condividere il palco con The Vision Bleak, Kalandra, Dornenreich, Hexvessel. “Umbra” è il suo secondo album, a distanza di due anni e mezzo dal primo “Reminiscence”, e si orienta su forme e contenuti leggermente più heavy dell’esordio, cercando di trovare una sintesi tra leggiadria e cupezza, provando nel contempo a farsi largo nell’affollato mercato odierno con una voce personale e non fraintendibile.
Nell’album, come da intenzioni della sua autrice, convivono diverse anime, non tutte incarnate con pari brillantezza, o almeno non tutte in possesso di quella autorevolezza in grado di arridere un vero entusiasmo alla giovane musicista tedesca. Il problema principale di “Umbra” è proprio nel volersi presentare sotto tante forme differenti, da quelle più prettamente metal ad altre dai toni decisamente più facili e rock, senza possedere le qualità idonee per infondere sempre vero slancio a quanto suonato. La Teschner sembra essere ancora in fase di apprendimento, un po’ acerba e in alcune occasioni impersonale, ancora distante dalla magia evocata da altre colleghe. Fossero le soliste A.A. Williams e Myrkur, oppure le voci principali di band come Messa, Jex Thoth, Wolvennest.
Nelle tracce meno heavy e relativamente più solari, emerge un fraseggiare tipico del gothic rock/metal, nelle sue formulazioni più schiette e semplici. In questo caso apprezziamo brani orecchiabili, anche ben costruiti, come “Like A Moth To A Flame” e “Shores Of Solitude”, ma stiamo parlando di soluzioni già molto sfruttate, abbastanza di maniera, nemmeno caratterizzate da un’interpretazione vocale così magnetica come vorremmo. Insomma, canzoni giusto carine, che non lasciano il segno. Va meglio quando compaiono arrangiamenti meno ovvi e l’aria si fa più opprimente, come nell’efficace opener “An Avalanche Of Shudders”, oppure nell’altrettanto plumbea “Irreversible” e in “Crawl”: rarefatta, veramente ansiogena, quest’ultima è un esempio di come la Teschner potrebbe rendere al meglio, dando libero sfogo alla sperimentazione e uscendo da dettami di genere troppo rigidi.
Ci sono un paio di ospitate di rilievo, a dare un pizzico di attrattività aggiuntiva al contesto (almeno nelle intenzioni): Michael “J.J.” Kogler, cantante di Harakiri For The Sky e Karg, in “The Veil Of Your Death”, e David “Eklatanz” Conrad, il polistrumentista leader degli Heretoir, per “Unravel”. Il loro contributo onestamente non va a spostare molto il giudizio per le composizioni dove prestano la loro voce (solo discrete), confermando le impressioni generali su “Umbra”. Un’opera formalmente ben congegnata, complessivamente gradevole, seppure non così avvincente come avremmo sperato e come prometterebbe in alcuni suoi capitoli. Attualmente la musicista tedesca mostra un potenziale di buon livello, espresso solo in parte, oppure in qualche caso incanalato in brani a lei non così congeniali. Per adesso il nostro giudizio è tiepido: vedremo se Ellereve tra qualche tempo saprà crescere di livello, oppure resterà una realtà di secondo piano, come ci pare essere attualmente.
