7.0
- Band: ELUVEITIE
- Durata: 00:44:23
- Disponibile dal: 19/02/2010
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Sono decenni che esiste quello che si potrebbe chiamare il ‘celtic metal’. Di recente, per chi segue il metal estremo, molti gruppi hanno tentato con alterne fortune di mescolare il metal estremo alle correnti folk di origine celtica, e irlandese in particolare. I primi che vengono in mente sono gli irlandesi Cruachan, tanto per fare un nome. Da qualche anno però c’è una band che più di altre ha avuto fortuna con questo genere e ci riferiamo ovviamente agli svizzeri Eluveitie. Assieme alla tradizione folk celtica, stavolta però di origine continentale, gli Eluveitie hanno sempre associato un death metal estremamente melodico, sulla sia di quello suonato per anni dagli In Flames. Gli Eluveitie hanno saputo reinventare un genere e hanno avuto successo, adesso però la band, giunta al terzo full length (senza contare un EP e l’ultima release che era completamente acustica e dunque rappresentava un episodio singolare e particolarissimo) avrebbe bisogno di reinventarsi, di cambiare qualcosa per non rischiare di essere succube di ciò che ha creato. Il rischio è già presente su questo nuovo “Everything Remains As It Never Was”, un album che non aggiunge niente di nuovo a quanto già detto dai nostri in precedenza, soprattutto in “Slania”. Qui troverete i soliti pregi e difetti della band: i pregi per fortuna sono parecchi, come la furbizia nel creare brani compatti e orecchiabili, bravura nell’utilizzare la strumentazione tradizionale celtica e nel creare maestose atmosfere antiche. Il difetto più grande resta sempre l’ostinazione nel voler per forza di cose affidarsi al death metal ultramelodico per le parti metal senza voler attingere da altre correnti sempre facenti parte dell’extreme metal che forse potrebbero rivelarsi più adatte. Più che in passato qui il metal non è altro che una semplice base sulle divagazioni folk inserite di tanto in tanto all’interno dell’album. Il mix vincente stavolta avviene di rado, come nella bella “Thousandfold”, di cui è stato fatto anche un video. Assai furba l’idea di inserire come opener proprio la titletrack, in quanto non si era mai sentito prima un brano degli Eluveitie così ammiccante come “Everything Remains As It Never Was”: questa canzone infatti presenta un refrain orecchiabilissimo, sin troppo, che fa sembrare l’intero brano un pezzo commerciale. Sicuramente un brano per attirare le folle! Su questa traccia, ma non solo, il cantante Chrigel è superlativo nell’incastrare perfettamente la metrica del cantato all’interno della struttura del pezzo, dando tanta energia ad un capitolo davvero riuscitissimo. Bravura del cantante a parte, purtroppo per gli Eluveitie non tutto l’album vive di questi momenti trascinanti, anzi la release si protrae stancamente ripresentando sempre lo stesso cliché: riffing melodico minimale sul quale aggiungere la forza e dinamicità degli strumenti “folk”, dalle cornamuse, al Bodhràn, al whistle. Non sono stati fatti passi in avanti rispetto a “Slania”, gli Eluveitie mostrano solo di saper creare ottime atmosfere celtiche e di tirare fuori il meglio di sé nelle parti folk che non, paradossalmente, in quelle metal. Urgono delle modifiche al sound, un altro album identico a questo sarebbe infatti deleterio per la band svizzera!