6.0
- Band: ELUVEITIE
- Durata: 00:53:06
- Disponibile dal: 17/08/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Che gli Eluveitie di Chrigel Glanzmann siano un gruppo che fa ancora discutere ne abbiamo la prova da “Origins”, disco che aveva cementificato l’idea di molti fan appassionati di folk metal che il genere debba seguire dei canoni e degli stilemi ben precisi, ma deluso altri fan di vecchia data che si sono gradualmente staccati dalla linea artistica degli svizzeri. Il divorzio da gran parte della vecchia line-up lo scorso anno ha portato a nostro avviso una ulteriore cementificazione del sound voluto dal mastermind della band, ora praticamente leader indiscusso al livello di songwriting insieme al bassista Kay Brem. Ed è in questo contesto che dobbiamo inquadrare “Evocation II – Pantheon”, seguito ideale del primo “Evocation I – The Arcane Dominion”: un disco totalmente strumentale che riporta la band a una dimensione più simile a quella di Omnia, Stille Volk e altri grandi esempi del genere. Qual è il problema di tutto questo? Esattamente la frase che abbiamo scritto poco fa: perché cercare di imitare gente che suona tranquillamente a un Castlefest o a un Wave Gotik Treffen quando la propria forza è proprio suonare death metal con influenze folk? Chiariamoci: non abbiamo nulla in contrario al volere di un artista che ad un certo punto della carriera decide di staccarsi dai suoi lidi iniziali per abbracciare un altro stile (specialmente se lo fa in un solo disco: quanti gruppi hanno rilasciato album acustici dei loro pezzi più famosi?). Il problema degli Eluveitie è che calcano la mano in una maniera esagerata, col risultato che alcune canzoni, senza la parte metal di sottofondo, si trasformano in litanie a voce femminile con un Chrigel che compare qua e là con il suo growl e sporadiche apparizioni anche della batteria di Alain Ackermann, che in realtà non aggiungono nulla di nuovo a ciò che gli svizzeri ci propongono. Prendiamo solo “Artio”, che nei suoi intenti dovrebbe essere una epica ballata di folk atmosferico, ma che nella realtà si trasforma in un pezzo fin troppo etereo che sembra mancare di una seria spina dorsale. Fortunatamente i pezzi più strumentali come “Antvmnos” risultano meno indigesti, costituendo anzi la parte ‘sana’ di questo disco: qui i nostri si cimentano davvero nella composizione e nella rielaborazione libera da qualsiasi influenza metal delle loro canzoni. Insomma, o tutto o niente: “Evocation II – Pantheon” è un disco che farà venire gli occhi a cuoricino ai fanatici della band e del folk acustico influenzato da altri generi, mentre sicuramente annoierà i padiglioni auricolari di chi cercherebbe più un sound duro o, paradossalmente, da folk puro. Gli Eluveitie ormai sono grandi (undici anni da “Spirit”), ma non si sa ancora bene che direzione vogliano prendere nella loro carriera.