7.5
- Band: EMBRACE OF SOULS
- Durata: 01:07:45
- Disponibile dal: 19/02/2021
- Etichetta:
- Elevate Records
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Progetto personale del simpatico e talentuoso batterista Michele Olmi (Chronosfear, Ravenword, ex Spellblast, ex Skeletoon), qui in compagnia di Giacomo Voli, Davide Scuteri, Giovanni Paolo Galeotti e Xavier Rota, i power metaller Embrace Of Souls rappresentano a tutti gli effetti una sorta di metal opera (piccola, ma nemmeno troppo, ad essere sinceri), e basta osservare la lista completa degli ospiti presenti per rendersene conto: tra questi troviamo infatti un numero impressionante di cantanti e chitarristi, ciascuno col proprio curriculum di tutto rispetto e con alle spalle un ruolo nella storia del sottobosco metal nostrano. Da Morby e Ivan Giannini, passando per Roberto Tiranti e Danilo Bar, fino ad arrivare a Marco Angelo e al Dr. Viossy la lista risulta essere a dir poco scintillante, ma scegliamo appositamente di non raccontarveli tutti per non rovinarvi il piacere della sorpresa.
Il songwriting è esattamente quello che ci si può aspettare dai nomi coinvolti, ossia un power metal tanto classico e diffuso, quanto esaltante e ben eseguito, anche più di quanto si può percepire durante i primissimi ascolti, ergo invitiamo tutti a non partire prevenuti. Non è infatti scontato che una formazione riesca a proporre un disco dallo stile già parecchio utilizzato e consolidato, maneggiandolo con cura e successivamente rilanciandolo grazie ad un’ottima amalgama dei singoli elementi, del sound e in generale dei punti salienti, immancabili in una produzione di questo tipo. Ciò che intendiamo è che effettivamente la musica degli Embrace Of Souls, contenuta in questo “The Number Of Destiny” non inventa pressoché nulla, tuttavia il palese gesto di amore nei confronti del power metal in esso insito è stato gestito con somma maestria, di modo che ogni singolo brano possa risultare efficace e coinvolgente per qualsiasi ascoltatore ancora affezionato alle sonorità più fiabesche e luminose, spesso approcciate con superficialità e mancanza di idee dalle giovani band vogliose di farsi un nome.
Qui il livello è tutt’altro, dal momento che appare palese come ogni singolo musicista coinvolto abbia attinto a piene mani dalla propria esperienza per confezionare una tracklist che non mancherà di emozionare chi è cresciuto a pane e Stratovarius, Vision Divine e quant’altro: la struttura stessa del disco ci rammenta le grandi produzioni del genere, dato il perfetto equilibrio che sussiste tra le toccanti ballad, come “In The Castle” e “We’ll Meet Again”, e le fasi più veloci e potenti, che qui trovano in “From The Sky” e in “My Dreams” davvero delle degne rappresentanti; persino i midtempo come “To The End” o le buone vie di mezzo come la stessa titletrack funzionano davvero bene, grazie ad un utilizzo delle melodie suggestivo e incentivato dal lavoro alle tastiere. Anche se, a ben pensarci, la vera chicca è la penultima “Welcome To My Hell”, ispirata chiaramente alle sonorità finlandesi in cui il melodic death metal si illumina a tal punto da diventare quasi power, finendo col creare una sorta di vero e proprio filone a se stante, che in questo caso si manifesta per poco meno di otto minuti, probabilmente anche per porgere un fugace e distruttivo omaggio al compianto frontman e mito della sei corde Alexi Lahio.
La soave e italianissima “Il Numero Mistico” ci accompagna alla fine con una dolcezza inaspettata, considerata la ferocia dell’atto precedente, divenendo di fatto la seconda chicca consecutiva grazie al cantato in lingua italiana, che al pari della deriva quasi estrema di poc’anzi rappresenta una deviazione non da poco dallo stile predominante dell’album. Una scelta a parer nostro azzeccatissima, poiché in produzioni simili il pericolo di risultare ridondanti è sempre dietro l’angolo.
Ebbene, ammettiamo non con poco stupore che il progetto Embrace Of Souls esordisce sul mercato con un centro notevole, trattandosi a parer nostro di una delle uscite di genere power metal migliori di questi primi mesi del 2021. Paradossalmente l’unico limite effettivo dell’album risiede probabilmente nel suo essere un prodotto poco adatto a chi non è un indiscusso estimatore del genere d’appartenenza, proponendo all’atto pratico degli stilemi ben precisi e delineati, con pochi guizzi davvero unici. Chiaramente non si tratta propriamente di un difetto, dal momento che a questo punto il verdetto spetta di diritto agli ascoltatori e alle loro considerazioni personali. Non ci è dato sapere cosa il futuro avrà in serbo per questa recentissima formazione, tuttavia se il livello di coinvolgimento rimarrà questo siamo certi che la scena non tarderà a fornire le dovute ricompense a Michele e company.