6.5
- Band: END OF GREEN
- Durata: 00:50:00
- Disponibile dal: 16/08/2013
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Primo disco per Napalm Records per gli End Of Green. Un contratto tutto sommato importante, che premia l’indubbia gavetta della formazione tedesca, che per anni ha girato in lungo e in largo il circuito gothic locale, sfornando album a ripetizione per la piccola Silverdust Records. Dopo aver fatto finalmente breccia nelle classifiche con gli ultimi due lavori, arriva quindi il momento del salto di qualità, almeno sotto il profilo dell’esposizione mediatica. In effetti, siamo convinti che a livello di songwriting il quintetto abbia già dato il meglio con i vecchi dischi, con l’ultimo “High Hopes In Low Places” e questo nuovo “The Painstream” a battere il cosiddetto ferro finchè è caldo. Lungi da noi affermare che si tratti di opere terribili, ma troviamo quanto pubblicato dai Nostri sino a “The Sick’s Sense” più spontaneo ed ispirato, soprattutto se si pensa alla varietà delle composizioni e all’appeal delle melodie. Una volta la band diversificava maggiormente la propria proposta, arrivando a scomodare nella stessa tracklist influenze doom, grunge e pure qualche strizzata d’occhio ai Deftones, mantenendo però una buona coerenza di fondo grazie alla voce di Michael “Darkness” Huber e ai solismi di Michael “Sad Sir” Setzer. Ultimamente il materiale si presenta invece più lineare e incline all’ammiccamento, vicino nelle intenzioni a quanto offerto dai compagni di etichetta Lacrimas Profundere. Non per forza un male, ma il tutto ci risulta inevitabilmente più piatto, se non altro perchè il gruppo pare aver perso un po’ di brio sul fronte melodico. Le canzoni di “The Painstream”, comunque, sono in generale riuscite e sufficientemente orecchiabili. “More of the same” per i recenti sostenitori dei tedeschi, che appunto difficilmente storceranno il naso davanti a “The Painstream”, discreto disco tra echi di Type O Negative, ennesima riscoperta di certa wave Anni ’80 e quel “love metal” caro agli HIM. Tra le canzoni più convincenti, segnaliamo “Hangman’s Joke”, “De(ad)generation”, “Home On Fire” e “The Painstreet”. Se non avete troppe pretese, continuate a seguirli.