7.0
- Band: END OF GREEN
- Durata: 00:55:35
- Disponibile dal: 11/08/2017
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Sappiamo ormai cosa aspettarci dagli End Of Green, definitivamente affermatisi come una delle dark/gothic rock band più longeve di Germania. Il gruppo del cantante/chitarrista Michelle Darkness si è fatto attendere ben quattro anni prima di rilasciare il successore di “The Painstream”: ancora una volta su Napalm Records, i Nostri danno alle stampe un disco che, a dispetto del suddetto lungo break lontano dalle scene, sa subito indubbiamente di End Of Green, non mettendo in mostra nulla di davvero nuovo o stravagante sul fronte stilistico. Piuttosto, si nota come il gruppo abbia ormai una predilezione per le ballad e i toni più soft: che le influenze metal fossero ormai diventate un contorno per i ragazzi tedeschi non è più una novità, ma sentirli rallentare così spesso, adottare apertamente spunti pop e addirittura flirtare con R.E.M. o Dire Straits (vedi un pezzo come “Crossroads”) continua comunque a risultare curioso. Sono una band decisamente ariosa e incline al registro semi-acustico, gli End Of Green di oggi, tanto che pure lo storico e ricorrente paragone con i Type O Negative può ora quasi apparire forzato; “Void Estate” si apre con l’amara cantilena di “Send in the Clowns” e non accelera mai, miscelando i tipici elementi del sound del quintetto in canzoni dall’andamento più che mai sonnacchioso, per una tracklist particolarmente mesta e uniforme che chiama a gran voce un ascolto attento, preferibilmente fra le mura di casa. Gli amanti dei ritmati singoli da goth club dovranno insomma portare pazienza: senza dubbio, questo non è il disco più immediato della band, nonostante qua e là emerga qualche tono sdolcinato di troppo. Darkness e soci, del resto, non sono nuovi ad alcune uscite di cattivo gusto; “Void Estate”, tuttavia, li riporta alla nostra attenzione come una realtà tutto sommato in forma, che ha ormai raggiunto una sua dimensione e una chiara consapevolezza dei propri mezzi. Difficile che questa prova porti loro moltissimi nuovi fan, ma “Void Estate” è oggettivamente un ritorno curato e rispettabile.