7.0
- Band: ENDSTILLE
- Durata: 00:46:39
- Disponibile dal: 25/08/2023
- Etichetta:
- Ván Records
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Atteso da quasi un decennio, il ritorno degli Endstille per qualcuno rappresenterà un piccolo grande evento nel panorama black metal del 2023. Dopo avere trascorso i primi anni Duemila a bombardare critica e fan con una lunga serie di dischi pubblicati in rapida successione, il gruppo tedesco ha deciso di adottare un approccio più defilato all’indomani della pubblicazione del notevole “Kapitulation 2013”, tanto da restarsene in disparte sino a oggi, con solo qualche saltuario concerto a smentire le voci di scioglimento. In realtà, alcuni anni fa la band di Kiel aveva annunciato di avere un nuovo album in lavorazione – “Finis Germaniae” – ma pare che il materiale sia poi stato scartato poichè reputato poco in linea con lo stile della formazione. Tocca quindi a questo “DetoNation” provare a riportare finalmente in auge il nome Endstille, un disco con il quale il quartetto cerca di riprendere le fila del discorso messo in pausa dieci anni fa, proponendo la solita densa alternanza tra pura aggressione e mero deliquio sonico da riflessione lisergica.
Dopo esordi volutamente barbari e diretti, il gruppo ha con il tempo adottato un approccio più libero alla composizione, tanto da svelare in più circostanze una sensibilità più pronunciata e un’interessante vena melodica, spesso tendente al malinconico. Nonostante un mood complessivo più cupo ed ermetico, almeno rispetto al precedente “Kapitulation 2013”, la nuova opera non si discosta da questo trend, cercando di trovare un compromesso tra varie spinte propulsive più o meno esasperanti e passaggi in cui invece vengono introdotti temi e sonorità maggiormente emotivi, con un saltuario uso di dissonanze a rendere certi momenti più sibillini e trasversali.
Se l’ultima parte della carriera del quartetto aveva fatto emergere una indubbia capacità di progredire e una viva passione nel porsi di fronte a sfide inedite e nel provare a decifrare nuovi interrogativi, ora si può dire che lo stile degli Endstille abbia trovato una sua confortevole dimensione, nel quale le novità o i guizzi clamorosi sono meno frequenti, ma dove la maturità artistica dei musicisti riesce comunque a dare compiutezza ed equilibrio alla manovra.
Ha le idee molto chiare, il quartetto; è ostinato e tenace come la sua musica, che affronta la nostra realtà e la respinge con foga. Non abbiamo (quasi) più i pezzi scarni, feroci, molto affini all’estetica da blitzkrieg di certi Marduk. Le trame più brutali e le classiche invettive sputate con veemenza ora si alternano a traiettorie più sconnesse o a midtempo dalla portata drammatica, i quali talvolta si rinvigoriscono stratificandosi. L’opener “New World Lethargy” introduce il disco offrendo il meglio dei due mondi, ma in questa tracklist nervosa e spigolosa ci sentiamo di segnalare anche il teppismo liberatorio di “Jericho Howls” e la sospensione fra elegia e grovigli sferraglianti della title-track. Spetta quindi ai toni torbidi di “Endstille” – questa volta sottotitolata “Weltkrieg” – chiudere un capitolo discografico magari non sempre dirompente nelle scelte compositive, ma nel suo insieme ispirato e scorrevole. Bentornati.