7.0
- Band: ENEMYNSIDE
- Durata: 00:35:12
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Rockshots
- Distributore: Audioglobe
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E’ in arrivo dalla capitale un carico di pugni nello stomaco assestati con violenza e maestria; un vortice di riff thrash a definire un’autentica macchina del caos. Tornano prepotentemente in pista, dopo poco più di un anno dall’ultimo EP “Dead Nation Army”, gli Enemynside: nove tracce rocciose e taglienti (esclusa la conclusiva e strumentale “Devoured”) che confermano il buono stato di forma della band capitolina; nove pezzi diretti e per nulla banali che, ci auguriamo, possano rivelarsi come la definitiva chiave di volta della loro carriera. Così si presenta “Chaos Machine”, quarto full-length del quartetto romano, che, a conti fatti, segna un’esplicita prova di maturità della band stessa: la modernità della proposta, seguendo comunque una linea base fondata sui solchi tracciati a suo tempo dai padrini del genere (soprattutto d’oltreoceano), balza all’orecchio sin dalle prime battute dell’opener “Faceless”, ipersostenuta sino al refrain più soft e corale. Una formula che, pur con diverse soluzioni, verrà riproposta anche in altri brani a venire, non togliendo comunque quella dose di varietà globale che si assesta lungo tutto l’album. Testimonianza di quanto appena scritto è proprio la tripletta iniziale: dopo i colpi agrodolci inferti dalla già menzionata “Faceless”, è la pesantezza articolata di “Black Mud” a prendere il sopravvento prima che sfumature ‘megadethiane’ facciano il loro ingresso in “Suffered Defeat”. Si sottolineava in precedenza di come gli Enemynside non abbiano lasciato nulla al caso: come per la parte strumentale così in sede di songwriting. Se il tema centrale dell’intero disco, infatti, verte sul sentirsi intrappolato dalle ingiustizie sociali, in un mondo comandato dalle istituzioni religiose e politiche (trappola ben rappresentata dalla cover realizzata da Mario Lopez), vi sono invece tre pezzi che costituiscono una sorta di mini-concept ispirato ai “Racconti della Kolyma” di Varlam Salamov, basato sulle vicende vissute in prima persona dallo stesso Salamov, sopravvissuto ai gulag durante il regime sovietico. Un approfondimento storico che si è riversato in musica all’interno di brani come “Frozen Prison Cell”, “Terror” e “No God In Kolyma”. Un album ben prodotto che, nonostante qualche calo d’ispirazione (alcuni pezzi meritavano forse una minor durata), dimostra come il thrash made in Italy può contare su armi importanti da mettere in campo nel panorama metallico. E allora, in attesa di vederli on stage il prossimo novembre in compagnia degli Angelus Apatrida e Ural, gustiamoci questa nuova mazzata sui denti: la macchina del caos guidata dagli Enemynside è in partenza; siete pronti?