6.5
- Band: ENEMYNSIDE
- Durata: 00:42:54
- Disponibile dal: 13/11/2003
- Etichetta:
- Temple Of Noise
- Distributore: Frontiers
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Dopo aver fatto la gavetta ed aver ottenuto buoni responsi dall’underground gli Enemynside, dopo essersi fatti un nome nell’ambiente thrash metal ma non solo, sono ora approdati alla Temple Of Noise Records. “Let The Madness Begin…” è il titolo di questo full lenght della band capitolina ancorata al sano thrash anni ’80 in tutto e per tutto. Nonostante questo album abbia subito una gestazione anomala (incredibilmente lunga, più di un anno), la registrazione e il contenuto non è niente male. Il cd suona compatto (e questo è un pregio quando si suona thrash), la produzione è quanto mai indovinata e tutto è omogeneo. Oltre alla buona produzione, ci sono anche i meriti espliciti della band: il quartetto sa suonare, suona con la giusta perizia tecnica, riesce a sfoderare qualche buon momento, le canzoni sono dirette e colpiscono nel segno grazie a una notevole intensità… il gusto degli Enemynside per la musica farà la gioia di tanti nostalgici dei tempi che furono, ma permetterà loro di potersi inserire nella ‘seconda generazione’ del thrash. La rinascita di questo genere non è un fatto nuovo, ma una realtà che va avanti già da qualche anno, ed ecco come si spiega la nascita di una nuova ondata di band. Gli Enemynside sembrano avere le carte in regola per poter dire la loro in questa seconda fase del thrash metal. Sembrano. Al gruppo bisogna concedere l’attenuante che ha davanti tutto il tempo per poter migliorare – siamo agli inizi, non alla fine di una carriera anche se, oltre alle qualità indiscusse che vanno attribuite alla band, ci sono anche alcune zone oscure. Iniziamo dal cantato: un cantato ben eseguito (non risiede qui il problema degli Enemynside) ma un po’ povero di personalità, il fantasma di Hetfield è sempre in agguato per i cantanti thrash, purtroppo, e anche qui c’è il suo zampino. La mancanza di una precisa personalità va imputata anche agli altri membri della band, specie in canzoni come “Bad Junks”, in cui sembra di risentire gli Anthrax di “Among The Living” oppure “Unchained” e soprattutto “Scars”, che suona molto “Garage Days Re-revisited”. Insomma, la stoffa c’è, ma gli Enemyinside dovrebbero guardare un po’ meno a quello che è venuto in passato dall’altra sponda dell’oceano.