7.0
- Band: ENEMYNSIDE
- Durata: 00:44:00
- Disponibile dal: 10/09/2012
- Etichetta:
- Mighty Music
- Distributore: Masterpiece
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Accogliamo con piacere il ritorno dei capitolini Enemynside, band thrash metal che ha saputo raccogliere negli anni consensi sia in Italia che all’estero, non riuscendo mai però ad uscire da quello status di “promessa” in cui si trova ancora relegata. Abbandonando parzialmente quel thrash metal intransigente per il quale erano conosciuti, i Nostri tornano all’assalto con una proposta sicuramente più fresca ed attuale, in cui riff massicci ed articolati vengono stemperati ed arricchiti da armonizzazioni chitarristiche che spesso rimandano ai più recenti, tecnici ed evoluti Machine Head. Particolare attenzione è stata posta in fase d’arrangiamento dei capitoli che costituiscono questo bel “Whatever Comes”, sforzi che sono stati premiati con una riconoscibilità immediata ed una fortissima personalità che contraddistingue ogni traccia. Palese è l’influenza di band della scena statunitense (Trivium su tutti) che suggeriscono alla band romana un utilizzo maggiore della melodia e del ritornello di facile presa (ma mai banale o scontato), che arrichisce una prestazione tecnico-trumentale sicuramente sopra le righe. Le capacità vocali del bassista/cantante Francesco Cremisini sono decisamente un asso nella manica per gli Enemynside: un timbro splendido, che non perde in bellezza e riconoscibilità neppure quando si incattivisce cercando (e riuscendo) di inserire una marcia in più. Unico difetto è paradossalmente quello che, nelle presunte (e buone) intenzioni, voleva essere un arricchimento artistico ed al contempo motivo di promozione e curiosità: la partecipazione del mitico Richie Kotzen, qui impegnato in un assolo durante il brano “Too Many Times”, risulta davvero deludente sotto diversi aspetti. Un guitar hero come Kotzen, estrapolato nella sua ultima incarnazione direttamente dagli anni ’70, impregnati di soul, blues e funky, è qui davvero un pesce fuor d’acqua, come se ad esempio i Metallica collaborassero con Lou Reed, pensate a quale risultato scandalos…ops. Il guitar hero non muta di una virgola il suo approccio alla chitarra, suonando un assolo in cui le sue influenze fusion si palesano in modo svogliato e poco adatto al pezzo a lui proposto, limitandosi ad eseguire il suo compitino in modo frettoloso e superficiale. Sono invece i solos di chitarra Made In Enemynside a rappresentare l’ennesimo punto forte per questo CD, che consigliamo a tutti gli amanti di quel metal che, pur mantenendo le radici nel passato, getta uno sguardo al futuro.