7.0
- Band: ENSIFERUM
- Durata: 00:57:23
- Disponibile dal: 10/07/2020
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Salite a bordo, levate gli ormeggi, spiegate le vele e tenetevi forte: la nave power/folk degli Ensiferum è in partenza verso una nuova avventura, l’ottava, in una carriera, che proprio nel 2020, raggiunge il suo venticinquesimo anno di età. Una strada tortuosa quella del gruppo finlandese, che l’ha visto pian piano abbandonare definitivamente la veste pagan-viking dei primi album, in favore di sonorità bollate di speed power. Di estremo, di fatto, vi è rimasto solamente la voce di Petri Lindroos che, come già avvenuto nei precedenti lavori, anche nel qui presente “Thalassic” ha graffiato un comparto vocale a tratti fin troppo pulito, costituito dai compagni di viaggio Markus Toivonen, Sami Hinkka e del neoacquisto Pekka Montin. Ed è proprio quest’ultimo uno dei protagonisti assoluti del nuovo full-length firmato Ensiferum: subentrato al posto di Netta Skog, il tastierista scandinavo, già singer nei Judas Avenger, ha dimostrato di avere un’ugola più che versatile, in grado di raggiungere note a dir poco acute. Un contributo sicuramente positivo che tuttavia si è dovuto scontrare con una carenza interpretativa altrettanto importante, non riuscendo così ad alimentare la qualità di alcuni episodi.
Ma perché “Thalassic”? La risposta nasce dalla volontà degli Ensiferum di impacchettare, per la prima volta in carriera, un concept album disquisendo, tra miti e leggende, sul tema dell’acqua e di tutto ciò ad essa legato. Da qui l’intro cerimoniale di “Seafarer’s Dream”, la radiofonica “Rum, Women, Victory”, e la melodiosa “Andromeda”: brani che troveranno sicuramente spazio nei prossimi live. E se “The Defence Of The Sampo” (il cui titolo spiega l’artwork della cover ad opera di Gyula Havanchak) si contraddistingue per i suoi cori battaglieri, la successiva “Run From The Crushing Tide”, pur non avendo un songwriting da tramandare ai posteri, stampiglia ulteriormente l’etichetta power sugli scudi della band di Helsinki.
Prima parte di album tambureggiante che lascia spazio ad una seconda metà dove il folk e, in generale, una vena più romantica prendono il sopravvento sulle strigliate precedenti. “For Sirens”, la più debole dell’intero lotto e la trionfale “One With Sea” anticipano “Midsummer Magic” e “Merilla Lähtevä” con le quali scendiamo in taverna abbracciando la tradizione norrena, mentre Cold Northland chiude la mini-saga del Väinämöinen iniziata nel lontano 2001 con “Old Man” e “Little Dreamer” del mitico debut album. In definitiva “Thalassic” scorre via piacevole, portando con sé quel manipolo di pezzi di facile presa, utili per alzare l’hype generale e con esso il coinvolgimento del metallaro voglioso di alzare il pugno al cielo in vista dell’imminente battaglia. Una strategia studiata a tavolino forse, al limite del ‘commerciale’, ma che sicuramente, è riuscita nel suo intento e cioè quello di raccogliere nuovi adepti.