ENSLAVED – Heimdal

Pubblicato il 28/02/2023 da
voto
8.0
  • Band: ENSLAVED
  • Durata: 00:48:22
  • Disponibile dal: 03/03/2023
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast

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Dare un successore ad un album come “Utgard” non deve essere stata un’impresa semplice: anche per chi ci ha abituato alle manovre più coraggiose, quel disco appariva come una sterzata improvvisa, ma di una qualità talmente elevata da aver trovato consensi pressoché unanimi e aver lasciato tutti concordi nel definirlo l’ennesima perla di una band che non sbaglia un colpo.
Tre anni più tardi (ricordiamo che nel frattempo i norvegesi non sono stati con le mani in mano, pubblicando singoli, EP ed un box con ben quattro live), la scelta degli Enslaved è quella di rientrare in quel percorso lineare, per quanto questo aggettivo sia quanto di più lontano dalla loro filosofia musicale, che era stato tracciato da “In Times” ed “E”, ma non per questo “Heimdal” suona meno coraggioso del suo predecessore.
Si tratta di un album la cui impronta è fortemente black metal, sia dal punto di vista musicale sia da quello concettuale, con però in più molti rimandi agli anni Settanta, a quella che è considerata l’epoca più gloriosa del rock, con echi di Deep Purple, Uriah Heep e Led Zeppelin, nonché – ma non è una novità – del prog dei King Crimson, elaborati in una maniera simile a quella utilizzata degli ultimi Opeth. Le tastiere occupano un ruolo importante, ma sono più integrate nel tessuto sonoro rispetto al disco precedente (non c’è, per esempio, una divagazione psichedelica come “Urjotun”) e le chitarre sono mediamente taglienti ed affilate, con riff che vanno a sfiorare il thrash di stampo tedesco.
La già nota “Congelia” ha le carte in regola per diventare un classico della band, un pezzo che, soprattutto nella prima parte, risulta incredibilmente heavy, con il ringhio di Grutle a suggellare un’atmosfera davvero pesante, prima di lasciare il posto ad un organo imperioso, alle tipiche voci corali e ad un magnifico assolo che sembra uscito da un disco di quarant’anni fa. Anche “Forest Dweller” gioca sulle contrapposizioni, con una sfuriata nella parte centrale racchiusa tra momenti tipicamente progressive, contraddistinti dalle chitarre acustiche, e piace per il suo gusto folk. “Kingdom” è uno sguardo al maestoso passato grazie ai suoi sontuosi arrangiamenti, mentre la title-track rallenta i ritmi in modo drastico, volgendo verso lidi doom, ma l’altro apice dell’album è sicuramente rappresentato da “The Eternal Sea”, il gemito senza speranza di chi è naufrago nel mare più gelido.
Pure dal punto di vista tematico siamo di fronte ad un’opera complessa e stratificata: nella mitologia norrena, Heimdallr era il dio della sorveglianza, al quale era affidato il controllo dei Nove Regni, ma anche una figura enigmatica che, secondo alcune interpretazioni, era figlio di Odino e avrebbe dovuto prenderne il posto dopo il Ragnarok. Come spesso in passato, questa narrazione può assumere un valore figurato ed essere vista come la rappresentazione di un viaggio, sia nello spazio, con le navigazioni di “Caravans To The Outer Worlds” e la già citata “The Eternal Sea”, ma soprattutto nel tempo, attraverso lo scorrere di una vita che ha inizio con il corno che annuncia l’alba in “Behind The Mirror”, suonato da Eilif Gundersen dei Wardruna.
“Heimdal” è ormai il sedicesimo capitolo di una saga incredibile: si potrebbe dire che le band con un numero così alto di album di questo livello nella loro discografia siano veramente poche; è altrettanto stupefacente come, per gli Enslaved, l’obiettivo principale sembri sempre essere quello dell’evoluzione, del non pubblicare mai due dischi simili, ma alla fine riescano sempre a rimanere fedeli alla musica dei loro esordi, come se cercassero ogni volta una strada differente per tornare alle amate radici.

TRACKLIST

  1. Behind The Mirror
  2. Congelia
  3. Forest Dweller
  4. Kingdom
  5. The Eternal Sea
  6. Caravans To The Outer Worlds
  7. Heimdal
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