7.5
- Band: ENSLAVED
- Durata: 00:51:07
- Disponibile dal: 08/11/2004
- Etichetta:
- Tabu Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Prendete “Ascension” o “Bounded By Allegiance” e provate a definirne il genere. Difficile, arduo, impossibile forse. La musica ormai degli Enslaved è un mistero, come quello insito nelle rune, linguaggio magico con cui la band norvegese ormai dialoga musicalmente con disinvoltura assoluta, dominata. “Isa”, nuova fatica degli Enslaved, “Isa”, runa che significa ghiaccio, un album che suona freddo perché astratto, contorto, avulso ma anche tanto naturale. Dopo il capolavoro “Below The Lights” sembra che la band abbia voluto sondare le sperimentazioni precedenti ancora più profondamente, portandole quasi a livelli disperati. Ma non preoccupatevi, anche se a tratti qualche eco dei Solefald è presente, la band di Ivar e soci non fa progressive metal perché gli Enslaved, è bene ricordarlo alla nausea, sono i padri assoluti del viking metal. A questo genere la band ha dato una bella sferzata, lo ha rivoluzionato adattandolo alle proprie esigenze, al proprio estro. E così al posto di eloquenti e plateali melodie, gli Enslaved hanno voluto congelare la loro epicità, farla scorrere soltanto sotto il proprio fluido musicale mai domo, sempre in evoluzione. Sempre di metal estremo si tratta, ma un album come “Isa” è così sperimentale e pieno di mood differenti che si candida a diventare universale. Rari sono gli esempi di gruppi che hanno cambiato profondamente il proprio stile evolvendosi in modo però intelligente e coerente con il passato: questi norvegesi sono forse il miglior esempio da portare sotto gli occhi di tutti. Non tutti però capiranno il linguaggio runico e misterioso di questo album, per certi versi più inaccessibile di “Below The Lights”, perché gli elementi primordiali del glaciale “Isa” ci sono, ma non evidenti e non crescono sotto la luce del sole; sono ormai connaturati alle sensazioni del gruppo e nascosti, compressi, in brevi istanti di una musica che vuole essere misteriosa ed intoccabile per definizione perché tendente all’assoluto, all’universale, dove i comuni mortali devono arrestarsi. Non costerebbe niente agli Enslaved ridare alle stampe un secondo “Frost” perché la rabbia vichinga e il metal sferzante non si è ammorbidito con il passare degli anni, ma andrebbe perduto tutto lo studio faticoso dell’elevazione musicale al linguaggio misterico delle rune. La magia degli Enslaved è servita e anche se non la si può capire nella sua infinità ci è concesso ugualmente contemplarla nel nostro piccolo cantuccio dell’animo dove solitamente custodiamo gelosamente le emozioni a noi più care.