7.5
- Band: ENSOPH
- Durata: 00:54:44
- Disponibile dal: 16/02/2009
- Etichetta:
- Cruz Del Sur Music
- Distributore: Audioglobe
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Quarto album in studio per i veneziani Ensoph e, finalmente, il cerchio comincia a quadrare: dopo tre lavori comunque apprezzabili e denotanti una sempre pressante ricerca di personalità, anche se a volte non andata del tutto in porto, il quintetto nostrano giunge a questo “Rex Mundi X-ile” tirato a lucido, carichissimo ed intenzionato a lasciare il segno. I ragazzi, fin dalla loro nascita, hanno cercato di portare il loro suono a livelli sempre più ricchi ed elevati, ed il gothic industrial metal che propongono oggigiorno insinua i propri tentacoli in diverse branchie della (fanta)scienza metallica, passando per un’immagine cyber-sado-punk dalle forti tinte e attraverso una serie di tematiche sempre in bilico tra Occultismo, Esoterismo e profane Verità. Come detto, le sonorità di casa Ensoph, pur non essendo mutate molto dal recente passato, hanno guadagnato ancora in spessore, profondità e, soprattutto, immediatezza: “Rex Mundi X-ile” è un disco quasi ingolfato da arrangiamenti e contaminazioni, ma nonostante ciò già dal primo ascolto – ancor più ovviamente se attratti e appagati dal genere – vi troverete completamente immersi e avvolti dalla malsana, robotica, estatica ed inquietante atmosfera che la band riesce a generare. Non stiamo parlando di un album claustrofobico ed opprimente, sia chiaro, bensì di un lavoro infetto che riunisce al suo interno le coordinate di Kovenant, Marilyn Manson (soprattutto “Antichrist Superstar”), Arcturus, Forgotten Sunrise e – perché no? – Death SS e Sadist: tutte formazioni in grado di donare carattere sinistro e malvagio alla loro musica ed infatti gli Ensoph sono bravissimi ad infondere ansia nell’ascoltatore (in merito segnaliamo le parole dell’outro, “Come In Uno Specchio”, davvero disturbanti). Elettronica, sample, loop, synth ed effettistica vengono usati con abbondanza ma non se ne patisce l’abuso, anzi, sono fra i punti di forza del platter, così come la magniloquenza di certi passaggi epici e ridondanti, spesso sottolineati da cori operistici e voci femminili che farebbero comodo a certi Therion o agli ormai spuntati Cradle Of Filth. Poco utile citare brani rappresentativi, vero, ma certo è che pezzi come “The Whore & The Ashetist”, la mansoniana “In Cinere Et Cilicio”, “9XS” e “Disciplina Arcani (Un Canto Per L’Esilio)”, quest’ultima interamente cantata in lingua madre, hanno una marcia in più. Potrebbero osare qualcosa oltre sulla velocità media delle tracce, gli Ensoph, in quanto si sente un po’ la mancanza, alla lunga, di sezioni veramente urticanti. Ma, a parte tale minuscolo appunto, null’altro da rimproverare a N-Ikonoclast e compari androidi: il loro nuovo album brilla di luce propria senza alcun timore reverenziale verso chicchessia, lavoro che affascina e tormenta in pari dosi. Da assumere possibilmente per via endovenosa.