7.0
- Band: ENTERPRISE EARTH
- Durata: 00:59:09
- Disponibile dal: 03/02/2024
- Etichetta:
- MNRK Heavy
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Gli statunitensi Enterprise Earth raggiungono con “Death: An Anthology”, loro quinto album, il traguardo dei dieci anni di carriera. La band di Spokane, nata dalla scena deathcore del decennio scorso, ha progressivamente inserito nel proprio sound influenze diverse, cercando di rendere la propria proposta più interessante e meno prevedibile.
Il nuovo lavoro è una riflessione sulla morte non solo dal punto di vista prettamente fisico, e partendo da tale concept possiamo dire che i nostri hanno fatto un buon lavoro nel creare un’atmosfera opprimente e decadente, grazie ad alcune scelte intelligenti. Sebbene le fondamenta di ognuno dei dieci brani (più intro) sono salde in un death metal moderno e pesantemente influenzato dalle frange più groovy e djent, particolare attenzione è stata data alla parte atmosferica dall’approccio quasi cinematografico, mescolando in maniera efficace tastiere e scelte chitarristiche meno ortodosse.
Ed è cosi che si passa da un brano come “King Of Riunation” che tutto deve ai Meshuggah e ai Car Bomb più recenti, alla più estrema “Face Of Fear”, che con i suoi blast-beat schizofrenici si adagia su di un death brutale e moderno. I sei minuti di “Spineless” vedono un approccio più progressivo con numerosi cambi di tempo, cosi come “Casket Of Rust” che passa da eleganti armonizzazioni di chitarra a furiose accelerate ai limiti del black sinfonico, condito con interventi di voci pulite di scuola metalcore.
Si rimane su atmosfere apocalittiche con la schizofrenica “I Divine”, mentre “Malevolent Force” tira in ballo in maniera veramente convincente gli Slipknot più estremi e i Gojira di inizio carriera. C’è addirittura spazio per una sorta di techno-thrash in salsa moderna con “Accelerated Demise” prima del finale affidato al duetto “Blood And Theet” e “Curse Of Flesh” con ospite Matt Heafy dei Trivium. I due lunghi brani, complessi e labirintici, descrivono perfettamente tutte le influenze del suono degli Enterprise Earth, con la prima a rappresentare il momento migliore del disco.
La produzione stessa, sebbene possa suonare plasticosa per qualcuno (siamo pur sempre parlando di deathcore moderno), fa il suo nel risultare cristallina senza mai cadere nel pacchiano, con un risultato godibile e discretamente dinamico.
Una buona sorpresa dunque questo “Death: An Anthology”, che riesce a scrollarsi di dosso alcuni cliché tipici di un genere come il deathcore in favore di un suono più maturo e meno parossistico. Consigliato anche a chi non mastica il genere.