9.5
- Band: ENTOMBED
- Durata: 00:35:25
- Disponibile dal: 04/10/1993
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
Spotify:
Apple Music:
Gli Entombed sono una band alla quale non piace ripetersi. E il bello è che qualsiasi cosa i nostri partoriscano nei loro primi anni di carriera finisce per diventare un indiscusso classico destinato a influenzare numerose formazioni a venire. Non contenti di aver creato da zero il death metal made in Sweden e di aver gettato le fondamenta di tutta la loro scena, gli Entombed nel 1993 decidono che ciò non era abbastanza e si propongono di regalare al panorama metal mondiale uno stile e un sotto-genere tutto nuovo, che di lì a poco verrà battezzato death’n’roll. Cresciuti anche a grosse dosi di punk/hardcore e rock’n’roll, i nostri, per certi versi, non sono mai stati dei puri death metallers. Nel loro terzo full-length, scelgono quindi di fondere finalmente tutte le loro influenze in maniera più chiara e concreta. Così, pur mantenendo una facciata assolutamente aggressiva – con le sue tipiche distorsioni e un’irruenza notevole – il gruppo inizia a dare spazio nel suo sound a soluzioni ed elementi presi di peso dai suddetti generi, dando perciò vita a uno stile completamente nuovo. Come accaduto per “Left Hand Path”, il contenuto del disco viene subito svelato in tutto il suo splendore dalla traccia apripista, ancora una volta dotata di un tiro allucinante. “Eyemaster” attacca con una interlocutoria parte cadenzata, che mette comunque in luce la crescente abilità di Nicke Andersson dietro le pelli, ormai un mostro di groove e imprevedibilità. Pochi secondi per far acclimatare l’ascoltatore e poi arriva il momento di un riff hardcore semplicemente “bastardo”, che, in uptempo, fra break melodici “stradaioli”, continui assoli di Alex Hellid e azzeccatissime linee vocali a opera di un ritrovato LG Petrov, finisce per condurre tutto il pezzo con un piglio a dir poco autoritario. Ma non è finita qui, perchè poco più avanti nel platter si arriva a perdere letteralmente il conto deelle hit che la band riesce a sfornare. La title track, “Demon”, “Full Of Hell”, “Out Of Hand”… brani perfettamente strutturati, concisi e ficcanti come mai prima d’ora, che uno dopo l’altro fanno ricredere anche i fan più scettici e spaventati. L’aggressività c’è, la velocità pure, ma ora gli Entombed si esprimono come un gruppo rock’n’roll, venendo subito al dunque e facendo in modo che ogni singolo passaggio risulti memorabile sin dal primo ascolto. Un cocktail di influenze che all’epoca della pubblicazione del lavoro non ha eguali. Gli Entombed di “Wolverine Blues” dimostrano come ci si possa evolvere e inglobare elementi nuovi senza perdere lo spirito originale della propria musica. “Wolverine Blues” è IL disco death’n’roll, nonchè il disco che pone definitivamente i nostri all’attenzione del grande pubblico: non solo una death metal band… gli Entombed sono una realtà di prima grandezza di tutto il panorama metal.