
7.0
- Band: ENTRAILS
- Durata: 00:46:40
- Disponibile dal: 11/10/2019
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Puntualissimi, gli Entrails ritornano con un nuovo album a due anni dalla precedente fatica. Un ritmo che i death metaller svedesi mantengono ormai da diverso tempo, a dispetto di cambi di line-up ormai regolari tanto quanto le loro entrate in studio. Su “Rise of the Reaper” vediamo il chitarrista Pontus “Penki” Samuelsson passare al ruolo di bassista/cantante e registriamo quindi l’ingresso di Markus Svensson alla sei corde, il quale va ad affiancare nel comporto riffing il leader e chitarrista Jimmy Lundqvist.
Questo nuovo album è certamente una discreta rottura col passato anche a livello stilistico: cambiato assetto nella line-up, gli Entrails contestualmente hanno scelto una formula leggermente diversa da quella mostrata sui vecchi lavori, allontanandosi a tratti dal loro trademark – che fondamentalmente abbracciava tutti gli aspetti tipici della vecchia scuola death metal di Stoccolma – per una formula più agile, tra il melodic death metal degli At The Gates e gli episodi dei Dismember maggiormente intrisi di melodia e di influssi classic metal. Le corpose chitarre-motosega sono sempre presenti, ma il tiro è stato volutamente allentato – grazie anche ad una produzione molto rotonda – mentre il songwriting ha preso una piega maggiormente variegata. Il disco sembra in effetti essere più che mai il risultato di uno sforzo collettivo, che ha visto i musicisti imboccare vari percorsi e confezionare brani secondo le proprie idee. La tracklist si snoda quindi attraverso un moto ondulatorio, presentando sia i soliti uptempo molto essenziali, sia episodi dal taglio più orecchiabile, anch’essi caratterizzati da riff incalzanti ma anche da stratificazioni melodiche più accentuate; nel mezzo, qualche midtempo, di quelli da headbanging ignorante, e delle parentesi d-beat di nuovo vicine alla vecchia scuola. Indipendentemente dall’approccio ritmico scelto, si nota come gli Entrails abbiano a cuore ancora una volta lo sviluppo di canzoni vere e proprie: i pezzi godono sempre di strutture semplici e chiare e i chorus vengono messi in risalto il più possibile.
Inoltre, l’aspetto più interessante da osservare questa volta è come questi musicisti siano qui riusciti ad esaltarsi vicendevolmente: il vecchio sound degli Entrails in alcuni casi guadagna come una nuova dimensione e mette in luce tanto un’intesa affiatata quanto un’ispirazione più costante del solito. Certo, sempre di death metal quadratissimo si tratta, ma “Rise of the Reaper” va oltre le aspettative e si lascia ascoltare dall’inizio alla fine. Sicuramente una delle prove più piacevoli di questa band.