ENTROPIA – Ufonaut

Pubblicato il 23/09/2016 da
voto
7.5
  • Band: ENTROPIA (POL)
  • Durata: 00:43:13
  • Disponibile dal: 15/02/2016
  • Etichetta:
  • Arachnophobia Records

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Faccini puliti, innocenti; sguardi tranquilli, capelli ben tenuti; una cultura musicale che svaga per il mondo intero fra gli artisti più disparati; preparazione tecnica da musicisti esperti e di lungo corso. Se ci abbiniamo anche un estro di tutto rispetto e la sfacciataggine per proporre intersezioni bizzarre e accostamenti insoliti, il dado è tratto. Gli Entropia, ancora piuttosto giovani e implumi, giungono dalla Polonia e possiedono tutte le caratteristiche appena elencate. Un minimo di esperienza se la sono fatta, sono assieme da quasi dieci anni e alle spalle hanno un demo e un full-length, “Vesper”, rilasciato nel 2013. Potremmo parlare nel loro caso di extreme metal moderno a tutto tondo, comprendente le rivisitazioni levigate di black metal e sludge, progressioni estatiche, scampoli djent, il desiderio insopprimibile di sposare arcobaleni sonori a un impatto irruento e instabili deflagrazioni. Il gruppo ti prende allora per la gola, va a sforbiciare pesantemente su sovrastrutture barocche e si consegna a noi sotto una conformazione autentica, verace; chitarre dense e profumanti delle rose e viole del black-gaze si addensano nelle fiumane multiformi di un’entità incatalogabile come gli Inter Arma, salgono e si infrangono su ideali scogliere di ritmiche furibonde mirando alte, agli scenari apocalittici ma colorati dei primi Mastodon. Oppure pensate a degli Altar Of Plagues meno ermetici e a cui siano state tolte le tonalità di grigio che ne hanno segnato il cammino artistico. I suoni sono cristallini, conformati per sottolineare melodie e intrecci armonici, sacrificando qualcosa al puro impatto ed evitando inoltre quel senso di oppressione e disastro imminente così comune in tempi recenti. La delineazione dei singoli brani tiene i piedi in due scarpe, nel senso che ogni traccia non prende strade particolarmente avventurose o imponderabili, però si capisce in fretta che gli Entropia fanno di testa propria: evidente un forte squilibrio fra parti cantate e strumentali, con queste ultime a dominare la scena così a lungo che gli interventi vocali paiono pressoché incidentali, apposizioni episodiche in un album che avrebbe anche potuto essere completamente privo di vocalizzi e non avrebbe perso in vigore e capacità immaginifica. Gli avvitamenti, le fughe, i duelli chitarristici si prendono la scena di prepotenza, a fronte di un sentiero ritmico snello e che si segnala più per la sua funzionalità che per la durezza o complessità. Il fattore di rottura nella musica dei polacchi va però riscontrato altrove, nell’idea di inserire piccoli disturbi, arrangiamenti eccentrici, effetti elettronici e sinusoidali, oppure semplici interventi pseudo-rumoristi, che danno un tocco di teatralità, assurdo, stramberia, a partiture di sei corde già di per sé ricche di soluzioni cangianti, passionalità, pura energia metallica. Merito del tastierista, Damian Dudek, che rifugge un apporto tradizionale del proprio strumento all’economia generale del sound e si prodiga perché gli interventi siano misurati, ma originali e decisivi. A tenere gli Entropia ancora leggermente distanti dall’eccellenza assoluta è un pizzico di estemporaneità in alcune ‘invenzioni’, perché lo scorrimento balzellante della musica a volte lascia campo a delle esagerazioni, a pennellate sonore non perfettamente inserite nel contesto. Ciò fa sì che “Entropia” nel suo insieme sia un’esperienza entusiasmante e godibilissima, che non ha di converso picchi estatici nel corso della fruizione, come se la band, avvicinandosi a un climax emotivo, ogni volta lo rifuggisse per gettarsi a capofitto in qualche nuova avventura. Un occhio alla sintesi e all’idea di canzone gioverebbe quindi al quintetto, che comunque si segnala fra le assolute sorprese di questo 2016 nel filone post-metal.

TRACKLIST

  1. Fractal
  2. Samsara
  3. Ufonaut
  4. Apogeum
  5. Mandala
  6. Paradox
  7. Veritas
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