6.0
- Band: EPICA
- Durata: 01:12:07
- Disponibile dal: 30/09/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Gli Epica sono, sin dalla formazione della band ormai quattordici anni fa, alla ricerca di un album oggettivamente perfetto; questo emerge chiaro album dopo album, con una evoluzione costante, una ricerca ed un arricchimento del songwriting che, nel corso degli anni da “The Phantom Agony” a “The Quantum Enigma”, ha sempre alzato l’asticella del primato nella categoria metal sinfonico ad ogni uscita. Fino ad oggi. Perchè se “The Quantum Enigma” rasentava la perfezione, la voglia di realizzare un album più che perfetto ha portato gli Epica non ad un passo falso, ma, citando Beppe Grillo, ‘ad un passo di lato’. “The Holographic Principle”, chiariamolo subito, è suonato in maniera meravigliosa, realtà oggettiva ed innegabile, questa volta con una vera orchestra e ottoni veri che si sentono forte e chiaro, e prodotto ancora meglio; è il songwriting che difetta. Per questo album la band si è avvalsa di ben cinque elementi in fase di stesura, e questo si sente fin troppo, ci sono troppe idee, troppi elementi nuovi e non tutto, anzi, molto poco, viene sviluppato a dovere, con brani che invece di legare tra loro si respingono, lasciando per la prima volta nella carriera del gruppo un senso di caos e di incompiuto dopo l’ascolto. Ci ritroviamo quindi a chiederci perchè alcuni ritornelli cambino completamente traiettoria rispetto all’andamento dei brani, che senso abbiano alcuni break messi dove non ci vanno, perchè “Beyond The Matrix” abbia una linea vocale assolutamente pop oriented quando “Universal Death Squad” può passare per un outtake di “Damnation And A Day” dei Cradle Of Filth rimaneggiato e “Tear Down Your Walls” sembra un brano dei Dimmu Borgir, con “A Phantasmic Parade” che potrebbe essere stato scritto da Morten Veland dei Sirenia e “Dancing In A Hurricane” oggettivamente non ha motivo di trovarsi in un album degli Epica invece di essere in uno dei Leaves’ Eyes. E tutto questo in un concept album, ricordiamolo, lavoro che di principio dovrebbe avere una linea comune. Da premiare il lavoro di Simone Simons, che stavolta si mostra camaleontica e mutevole, spesso trasfigurata in tracce che non sembrano scritte neppure per lei, capace di adattarsi al meglio a tutto ciò che i compagni suonano. Concludendo, disco per molti versi deludente, visto quello che gli Epica ci hanno offerto fino a ieri: “The Holographic Principle” per quanto magnificamente possa essere suonato lascia in bocca un amaro retrogusto di incompiuto e di disordinato.