EPICA – The Phantom Agony

Pubblicato il 21/11/2015 da
voto
9.0
  • Band: EPICA
  • Durata: 00:51:58
  • Disponibile dal: 05/06/2003
  • Etichetta:
  • Transmission Records

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È il 2002 e gli After Forever sono una delle moltissime band che popolano il sottobosco del gothic sinfonico con voce femminile; alla guida della band ci sono i chitarristi Sander Gommans e Marc Jansen, abili compositori ma spesso in contrasto tra loro riguardo alla direzione da dare alla loro creatura. Il primo album, “Prison Of Desire”, uscito nel 2000 e basato su un efficace gothic sinfonico di stampo olandese, ha ottenuto un buon successo, ma non sufficiente a soddisfare la fame di gloria del duo; mentre il successivo, “Decipher”, 2001, costruito diversamente e strutturato quasi esclusivamente sul symphonic metal, segna un piccolo passo indietro a livello di vendite, anche se la popolarità del gruppo cresce grazie alla partecipazione della cantante Floor Jansen al progetto Ayreon del grande compositore olandese Arjen Lucassen. Marc viene quindi cacciato dalla band a seguito di continue divergenze con Gommans e decide allora di creare una band tutta sua, animato da un fortissimo spirito di rivalsa; l’occasione arriva quando Jansen incontra Helena Iren Michaelsen, soprano norvegese appena uscita dai Trail Of Tears. Nascono così i Sahara Dust, completati da Ad Sluijter alla chitarra solista, Coen Janssen alle tastiere, Yves Huts al basso e Jeroem Simons alla batteria, che rapidamente realizzano il demo “Cry For The Moon”. Subito dopo questo primo demo, la Michaelsen lascia la band e Marc offre il posto vacante di frontwoman alla giovane fidanzata, Simone, al momento soltanto diciassettenne ma già molto dotata, mezzosoprano potente e versatile. Il nome della band cambia in Epica, in onore al disco preferito di Jansen, appunto “Epica” dei Kamelot, e il gruppo si mette al lavoro per realizzare il disco di debutto. “The Phantom Agony” esce il 5 giugno 2003 su Transmission Records. Il genere proposto dalla band è un symphonic metal con fortissime influenze gotiche e consistenti venature power e thrash; per le registrazioni, affidate a Sasha Paeth, viene anche assoldata una orchestra di archi composta da otto elementi ed un coro di sei. A livello lirico Jansen si conferma veramente abile, creando testi che che spaziano da filosofia a religione (notevoli sono le critiche ai casi di pedofilia nella chiesa cattolica espresse in “Cry For The Moon” e al fondamentalismo islamico per “Facade Of Reality”), passando anche dalla cronaca con l’uccisione del politico gay olandese Pim Fortuyn e continuando la storia di “The Embrace That Smothers”, iniziata con i primi tre capitoli nel primo lavoro degli After Forever. L’album si apre con l’intro “Adyta”, orchestrale e maestoso, cantato in latino, che lascia il passo a “Sensorium”, molto potente e diretta nella strofa, guidata dalla coppia di asce e dalle tastiere di Coen, ma che nel chorus varia notevolmente, rallentando e lasciando praticamente sola la singer, mostrando così tutta la personalità della rossa olandese; “Cry For The Moon”, quarta parte di “The Embrace That Smothers”, complessa ed articolata, anticipa la vena progressive che la band adotterà da “The Divine Conspiracy” in poi, mostrando tutta la capacità creativa del leader, per un brano mutevole e variegato, epico, marziale ed evocativo. Dolcissima ed intensa, “Feint” pone le fondamenta alla classica ballad in Epica-style che, in seguito, apparirà quasi su ogni album del gruppo e funge da notevole contrasto con la potente “Illusive Consensus”, animata da una concreta vena power metal. La quinta parte della storyline iniziata con gli After Forever si materializza nella complicata e difficile suite “Facade Of Reality”, che vede il cantato growl di Marc in grande spolvero e contiene nella parte centrale il frammento di un discorso di Tony Blair dedicato alle vittime dell’11 settembre. È quindi la volta di “Run For A Fall”, brano molto suggestivo, con una Simone Simons intensa e drammatica elevata sopra una parte strumentale molto ricercata curata da Coen Janssen, prima del ritorno della saga sopra citata con la dura ed orientaleggiante “Seif At Din”, dominata quasi esclusivamente dalle vocals di Marc, ad esclusione del recitato di Simone che si riduce ad una semplice comparsata. “The Phantom Agony” si chiude con la title track, ancora una suite estremamente complessa e ricercata, che vive sul duello tra le linee vocali positive ed ariose di una Simons davvero in stato di grazia ed il growl feroce ed arrabbiato di Marc, intervallati da un coro presente e ricco di pathos, guidato dalla efficace tastiera di Coen Janssen. “The Phantom Agony” è un album estremamente curato, grazie anche alla produzione incredibile di un Sasha Paeth capace di valorizzare ogni singolo suono prodotto dalla band, davvero eccellente in fase esecutiva, che vive non solo di grandi canzoni ma anche degli stati d’animo che queste creano nell’ascoltatore. Davvero sapiente è l’uso del coro guidato dalla grandissima Amanda Somerville, usato per valorizzare le composizioni e non per dominarle. Un grandissimo album, che ha posto il primo mattone per rendere gli Epica una delle band più amate di oggi nel loro sottogenere.

TRACKLIST

  1. Adyta (The Neverending Embrace - Prelude)
  2. Sensorium
  3. Cry For The Moon (The Embrace That Smothers - Part IV)
  4. Feint
  5. Illusive Consensus
  6. Façade Of Reality (The Embrace That Smothers - Part V)
  7. Run For A Fall
  8. Seif Al Din (The Embrace That Smothers - Part VI)
  9. The Phantom Agony
4 commenti
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