voto
7.0
7.0
- Band: EPICUREAN
- Durata: 00:53:44
- Disponibile dal: 04/03/2008
- Etichetta: Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Arrivano da Minneapolis, Minnesota, questi sei ragazzi che ripubblicano oggi per Metal Blade Records “A Consequence Of Design”, il loro secondo album uscito due anni fa. La nuova edizione, oltre a contenere anche le nuove “Lithograph” e “Darkest Days”, è stata rimixata e rimasterizzata. Il suono in effetti è potente e ben bilanciato per valorizzare la complessità dei brani, mediamente intorno ai sei minuti, ricchi di accelerazioni, stacchi, cambi di tempo, ritornelli molto orecchiabili e sinfonie. Il gruppo unisce infatti parecchie influenze differenti, dal metalcore al death svedese per quanto riguarda le voci, con alternanza tra vocals in growl e pulite, al metal progressivo misto thrash della componente strumentale, a sfuriate velatamente black, fino al power e al metal sinfonico degli arrangiamenti. Un mix curioso e a suo modo discretamente originale che si può apprezzare già con l’opener “The Autor And The Architect” la quale, introdotta da note di piano, parte a tutta velocità con un urlo del cantante John Laramy e si assesta poi su tempi medi dove il singer alterna parti sporche ad altre con cantato pulito. Vari i cambi di tempo che precedono l’apertura melodica a metà del brano, il tutto contornato dalla tastiera di Jared Schneider che nel corso di tutto il lavoro arricchisce il sound con inserti pianistici e tappeti sinfonici. Il batterista John Gensmer si dà parecchio da fare tra ritmi sostenuti, rullate e sfuriate in doppia cassa e la seconda “Behind The Chapel Walls” ne è un esempio. Riff secchi ed aggressivi accompagnano lo screaming del cantante fino al ritornello dove la voce pulita è addirittura effettata da un vocoder a rendere il tutto molto catchy, caratteristica ancora più evidente nel chorus di “Dividing The Distance”. Sempre parecchio melodiche le parti di chitarra solista. Evidente l’influenza che In Flames e Children Of Bodom hanno avuto sul sestetto ma si potrebbe citare una miriade di formazioni tra cui Killswitch Engage, primi Into Eternity per la componente più prog e Iron Maiden per il guitar work in certi frangenti. Immediatissima “Lithograph”, dove il lato melodico della band si prende gran parte dello spazio, pur viaggiando spesso su velocità sostenute. “Illumination” irrompe furiosamente tra blast beat e riff maligni, rappresentando l’episodio più violento del disco. Il pezzo di più facile fruizione è invece “Darkest Days”, praticamente un brano da singolo grazie al suo ritornello non poco ruffiano. Precisiamo che in generale qualche passaggio poteva anche essere più snello e qualche orpello omesso, in modo da rendere più fluido il lavoro. Un disco comunquebuono, da valutare dopo qualche ascolto e che ha le caratteristiche per piacere sia a chi ascolta metal sinfonico che moderno e non disdegna le melodie accattivanti.