7.5
- Band: EPITAPH
- Durata: 00:41:26
- Disponibile dal: 22/09/17
- Etichetta:
- High Roller Records
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Gli Epitaph sono un altro oscuro frammento di metallo italiano, nato nel 1987 dalle menti di Mauro Tollini e Nicola Murari, entrambi reduci dall’esperienza con i Black Hole (il cui debutto “Land Of Mistery”, datato 1985, diventerà negli anni a seguire un vero cult album) e dal progetto Sacrilege. I veronesi registrano una manciata di demo tra la fine degli anni ’80 e la metà dei ’90, che però non hanno molta fortuna, al punto che il progetto viene accantonato. Ma recentemente le cose cambiano e i tempi sono finalmente maturi per accogliere il doom dalle tinte dark dei Nostri, che si riformano e tornano a calcare i palchi, dando alle stampe nel 2014 il debutto “Crawling Out Of The Crypt” (e possiamo dire che mai titolo fu più azzeccato). Se in quel caso si trattava per la maggior parte di materiale scritto molti anni prima, così non è per questo “Claws”, interamente composto dagli Epitaph del nuovo millennio. Il sospetto che una ventina (abbondante) di anni lontani dalle scene possa aver condotto la band a scelte inutilmente moderniste, magari per tentare di mascherare la scarsa ispirazione cade dopo pochi minuti: “Gossamer Claws” conferma che il sound dei veneti è ancora quell’oscura fusione tra incedere doom sabbathiano, chitarre heavy dal tocco NWOBHM e linee vocali che sanno di dark anni ’80 (Bauhaus e Christian Death su tutti). E’ difficile scegliere un brano sugli altri, “Claws” è un disco omogeneo ma non informe, che vive di atmosfera (la melliflua “Wako The King”, dark ballad dal sapore prog) e dinamismo (la rocciosa “Sigizia”,“Declaration Of Woe”). La band appare in ottima forma e in particolare la prova di Emiliano Cioffi dietro al microfono è magistrale: espressiva e versatile, la sua voce ci guida e ammalia, graffiando quando deve. Anche la produzione risulta adeguata ad una proposta che, pur vivendo di suggestioni che non appartengono a questi giorni, riesce a non suonare datata. Questo è il grande pregio di una band che ha saputo e sa tutt’ora creare qualcosa di personale senza innovare assolutamente nulla, ponendosi fuori dal mucchio di cloni dei grandi dell’heavy-doom del passato. E possiamo, per questo, definirla band ‘storica’ (e non invece ‘vecchia’, differenza sottilissima ma sostanziale). Bentornati.