8.5
- Band: EPITAPHE
- Durata: 01:02:39
- Disponibile dal: 11/04/2022
- Etichetta:
- Aesthetic Death
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Francesi originari di Claix, nella zona di Grenoble, gli Epitaphe hanno alle spalle un album, intitolato semplicemente “I”, che aveva fatto già fatto intravedere di cosa sono capaci. Il loro debutto, in particolare, aveva colpito critica e pubblico perché i quattro transalpini sembravano essere riusciti, pur con qualche piccolo aspetto ancora da limare, a coniugare il funeral doom di stampo Esoteric con un death metal duro e dissonante, senza alcun segno di edulcorazione, nei solchi del quale si udivano addirittura echi di band quali Incantation e Portal, dando luogo ad un ibrido monolitico e nero come la pece, ma che presentava delle proprie peculiarità e suonava decisamente originale.
C’era quindi una discreta curiosità riguardo le mosse successive della formazione, sperando in una conferma su quegli stessi livelli – cosa che molte volte non accade a gruppi che non sono in grado di dare seguito ad esordi folgoranti – e, diciamolo senza troppi giri di parole, in questo caso l’attesa è stata ampiamente ripagata: con “II” gli Epitaphe non solo sono riusciti a smussare gli angoli (pochi, in verità) che presentava il suo predecessore, ma sono andati ben oltre, partendo dalla stessa base ed inserendo nuovi elementi che hanno fortificato la personalità di un suono che già in principio aveva stupito. I pezzi che costituiscono l’ossatura dell’album sono praticamente tre (più due strumentali posti all’inizio ed alla fine), sfiorano tutti i venti minuti e vivono in equilibrio tra bordate death metal e delicati, malinconici intermezzi; le strutture sono ancora più complesse rispetto al debutto, con un uno spirito ancor più progressive, e i vari spezzoni sono concatenati in maniera organica. Ciò che colpisce è lo spessore di queste nuove canzoni, che per comodità possiamo collocare in ambito death/doom ma che in realtà contengono molto altro, in cui si potranno sicuramente trovare dei difetti, ma niente che suoni banale o scontato, né un riff, né un giro di basso o un pattern di batteria fuori posto, e l’insieme è talmente ricco di dettagli e sfumature che ad ogni ascolto si nota qualcosa di nuovo; scrittura ed esecuzione sono cresciuti in modo esponenziale, a dimostrazione di quanto i cinque siano migliorati come musicisti in questi anni. Il brano che più colpisce è “Melancholia” che, dopo un attacco furioso e con un growl devastante, si stempera in un lungo interludio psichedelico con voce pulita. “Celestial” ricorda gli Opeth di “Blackwater Park”, in particolare per il tappeto di tastiere, ma con un lieve tocco black; “Insignificant”, invece, suona cupa, lenta e funerea e rappresenta il legame più stretto con “I”. Anche i due brani strumentali che aprono e chiudono il disco hanno un significato: “Sycomore” è un tenue affresco acustico, mentre con “Merging With Nothingness” siamo in territori ambient.
Il consiglio è quello di prendersi un’ora di tempo ed immergersi nella musica degli Epitaphe, e di farlo ora, perché “II”, pur essendo solo il secondo passo nella carriera della band, non dà l’impressione di essere un punto di partenza, bensì già una tappa importante e definita; quindi questo è il momento, poiché è impossibile prevedere quali saranno le evoluzioni future.