7.0
- Band: EREB ALTOR
- Durata: 00:55:04
- Disponibile dal: 26/07/2013
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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Quarto full length per gli svedesi Ereb Altor e quarto lavoro di notevole spessore. “Fire Meets Ice”, però, porta il trio ad un viking metal che mescola elementi epic doom ed influenze black metal; per esempio l’opener (e title-track) mischia un riffing melodico ed una melodia potente ma vagamente malinconica ed il cantato pulito si alterna allo scream. E’ più che evidente che i Nostri hanno ben in mente i Bathory del periodo “Hammerheart” / “Twilight Of The Gods” e bisogna dire che se il richiamo a Quorthon è smaccato, il risultato finale è decisamente apprezzabile e godibile. Si prosegue con “The Chosen Ones”, un pezzo dall’incipit fortemente evocativo, in cui le radici doom della band sono ancora ben evidenti, mentre il riffing che accompagna lo scream, sorretto da un drumming veloce e lineare, in puro stile black metal, forniscono la cattiveria necessaria. Il sound degli Ereb Altor vede, in questo ultimo lavoro, un aumento dell’utilizzo delle sonorità più tipicamente black e, a volte, il cambio risulta fin troppo repentino. E’ anche vero che il passaggio tra questa componente e quella più lenta ed intimistica costituisce la parte più personale del sound della band, mentre altri passaggi, fatti di arpeggi, cori e clean vocals, ricordano lo “spettro” dei Bathory che aleggia per tutto il disco, dalla timbrica della voce pulita, al suono di chitarra, fino ai testi che arrivano a riprendere frasi di “Hammereart”. Il vero problema è che ai Nostri riescono talmente bene queste citazioni che, nel momento in cui si scostano da queste, si resta quasi delusi; riesce molto bene invece “Sacrifice”, in cui i tre svedesi inseriscono una melodia vagamente folk, azzardando un allontanamento dai propri canoni e dandoci uno dei pezzi più personali di tutto il disco; un discorso simile vale per le due track successive che, seppur molto diverse, si attengono agli standard più “moderni” del viking metal, mentre la conclusiva “Our Legacy” riprende la falsariga dei primi pezzi del disco. E’, dunque, difficile dare un giudizio su questo “Fire Meets Ice”: è sicuramente un buon disco, ma lascia un dubbio sul senso di un lavoro così fortemente ispirato ad un’altra band. Intendiamoci, non stiamo parlando di una copia, gli Ereb Altor hanno una loro netta personalità che emerge sia nelle parti più epic-doom che in quelle puramente black metal e proprio questo rende il loro lavoro, in qualche modo, riuscito, facendoci propendere per un giudizio più che positivo. Non siamo davanti ad un disco “universale”, ma ad una release che farà la gioia dei nostalgici di “Hammerheart”.