
7.5
- Band: EREB ALTOR
- Durata: 00:45:51
- Disponibile dal: 07/02/2025
- Etichetta:
- Hammerheart Records
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Gli Ereb Altor arrivano a quota dieci dischi rilasciati. Pagato il doveroso pegno nei confronti dei Bathory, la band svedese è stata in grado di costruirsi una propria identità arrivando, soprattutto negli ultimi anni, a strutturare il proprio sound come una linea in perfetto equilibrio di un viking/black metal in cui forme irruente e corrosive vanno stupendamente d’accordo con aperture maestose e atmosfere inquietanti.
L’ennesima prova vincente di questa profonda combinazione è il qui presente “Hälsingemörker”, decima fattura elargita dalla coppia Mats e Ragnar, i quali proseguono imperterriti nello sdoppiarsi tra lavori più misteriosi e mistici, rilasciati appunto con gli Ereb Altor, e dischi doom e crepuscolari, sapientemente prodotti con l’altra anima scandinava firmata Isole, da cui, doverosa annotazione, hanno preso in prestito il bassista Bjorn in sostituzione dell’amico Kristofer ‘Mikael’ Elemyr, uscito dalla band ad inizio 2022 e sfortunatamente scomparso nel dicembre dello stesso anno.
Cosa troviamo quindi in “Hälsingemörker”? Oltre ad una copertina sensazionale, realizzata dall’artista Christine Linde, che ben ci introduce all’interno di un paesaggio sonoro potente e allo stesso tempo profondamente immersivo, veniamo accompagnati da melodie acute ed epiche, intrecciate ad elementi folk, sfocianti nella tradizionale performance vocale, dove i toni puliti, in una sorta di interpretazione narrativa, aleggiano sopra le sferzate più aspre e ruggenti, a creare un’equilibrata rotazione delle timbriche e delle relative emozioni.
Una caratteristica divenuta ormai un marchio di fabbrica degli Ereb Altor tanto che, se fino a qualche tempo fa poteva sembrare quasi un segno di incertezza e debolezza del gruppo, incapace di scegliere la giusta strada da percorrere, ora, prendendone piena consapevolezza, è stato abile nel valorizzarlo e renderlo sempre più evidente.
Un album da ascoltare più volte, così da assaporarne il giusto valore, in quanto ogni traccia ben rappresenta le variabili messe in atto dal quartetto di Gävle: più ariosa la prima parte del disco, con l’opener “Valkyrian Fate” a lanciare un inno deciso e, a dire il vero, sin troppo ripetitivo; quando lo scorso novembre era stato infatti rilasciato come singolo, il continuo refrain “In times of fire, in times of war” non ci aveva fatto impazzire, augurandoci che il resto dell’album aumentasse d’interesse.
E così è stato: già con la title-track, complice anche questa volta un’ottima produzione, la tensione ha preso piede, attestando un brano epico e roccioso, costruito con il deciso incedere ritmico, sul quale è lo stesso Mats a declamare la storia della signora delle foreste, una creatura mitica del folklore svedese, presente sulla cover del disco.
Qui melodia fa rima con malinconia, presente sovrana in “Ättestupan” e rabbiosa in “Träldom”, autentica gemma del disco capace di bilanciare una marcia desolante ed onirica con una ripresa arcigna e rognosa.
Da par suo “The Waves, The Sky and the Pyre” ci regala il più classico dei brani epici e leggendari, portandoci nei meandri oscuri e magicamente neri delle foreste scandinave, anticipando la conclusiva “The Last Step”, seconda perla di “Hälsingemörker”. Il pezzo si delinea su otto minuti in cui è una triste melodia a raggiungere picchi di ariosità prima di gettarsi a capofitto tra passaggi più grevi, sublimi assoli e stacchi di tastiere, aprendosi così al gran finale.
Non così acclamati, forse per il loro forte attaccamento alla causa bathoryana, gli Ereb Altor hanno invece saputo ritagliarsi il proprio spazio e la giusta credibilità, ed il nuovo “Hälsingemörker” ne è l’ulteriore testimonianza.