7.5
- Band: EREB ALTOR
- Durata: 00:47:40
- Disponibile dal: 23/09/2019
- Etichetta:
- Hammerheart Records
- Distributore: Audioglobe
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Mentre una pioggerella intensa risuona gelida nel buio della notte, le misteriose note di “Avguadadyrkans Väg” ci accompagnano lungo sentieri tenebrosi. Il ritmo tribale scandisce i nostri passi mentre una voce fiabesca s’interseca tra i fitti rami della foresta svedese: cupi presagi si addensano all’orizzonte in tutta la loro maestosità. Un corvo, in primo piano, sembra voler lanciare un avvertimento e sullo sfondo, in perfetta sintonia con la vegetazione circostante, due lupi dagli occhi di ghiaccio avanzano minacciosi. E’ un quadro sublime e tetro quello rappresentato dalla cover del qui presente “Järtecken”, ottavo lavoro firmato dagli Ereb Altor, a due anni di distanza dall’ultimo “Ulfven”. Un full-length che, pur seguendo il filo ‘bathoryano’, da sempre ispiratore del gruppo di Gavle, ha finalmente impresso quel marchio di personalità spesso latente o comunque coperto dall’ingombrante figura sonora del sommo Quorthon.
La mistura viking/blackened riversata lungo i dieci brani presenti in tracklist, conferma la volontà degli Ereb Altor di perseguire linee atmosferiche in cui gli ambienti epici e pagani si mischiano agli strali più violenti e maligni. Un connubio ben sottolineato dal continuo alternarsi di clean/scream messo in atto dal frontman Mats, supportato a dovere dal compagno Ragnar e dal bassista Mikael. Album che vede nelle vesti di protagoniste assolute le tastiere: presenti in maggior quantità rispetto ai precedenti lavori, arricchiscono il pathos generale senza risultare ingombranti o, in senso opposto, sostitutive di mancati arrangiamenti. Un “Järtecken” che, come sottolineato in sede di presentazione, oltre a far sorridere lo stesso Quorthon nel regno del Walhalla e a compiacere i fan di gruppi come Grand Magus, Primordial, Enslaved e Wardruna, segna il passo decisivo della band svedese in grado di trovare la famosa quadratura del cerchio. Ma non solo: nel giro di una ventina di giorni, infatti, la coppia formata da Crister Olsson (alias Mats) e Daniel Bryntse (Ragnar) ha bissato il successo di “Dystopia” rilasciato a fine agosto dall’altra loro realtà più cupa, gli Isole.
Scendendo nei particolari, dopo l’intensa opener descritta ad inizio recensione, l’articolata “Queen Of All Seas” riflette la dimensione generale dell’intero full-length, suddiviso in trame più dirette e passaggi più riflessivi ed introspettivi. E se le scariche più estreme, comunque ben dosate, arrivano da “Alliance In Blood” e dalla successiva “Chained”, è la complessa “Hvergelmir” a trasportare la mente lungo i torrenti più scoscesi ed intricati, interrotti solamente dall’imperturbabilità delle fredde pietre runiche. Complessità maligna e malinconica che si abbracciano un’ultima volta nella soave “With Fire In My Heart”: sette minuti passionali in cui entrano in gioco tutte le componenti tipiche degli Ereb Altor. E chiudiamo pure un occhio se in alcuni pezzi, “My Demon Inside” e “Prepare For War”, il songwriting lascia un po’ a desiderare, con “Järtecken” il gruppo scandinavo ha inquadrato il proprio obbiettivo, portandolo degnamente a compimento.