8.0
- Band: ERSHETU
- Durata: 00:46:32
- Disponibile dal: 08/11/2024
- Etichetta:
- Debemur Morti
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
A poco più di un anno di distanza dall’ottimo “Xibalba”, tornano gli Ershetu, misterioso progetto internazionale che vede tra le proprie fila Vindsval (mente dei Blut Aus Nord) e Void, responsabile della Debemur Morti etichetta che, abbastanza prevedibilmente, si occupa della pubblicazione di “Yomi”.
Sei brani che riprendono non solo lo stile cinematografico e progressivo del debutto, ma anche il concept: una ricerca sul tema della morte attraverso varie culture. Dalla mitologia Maya ci si sposta ora in Giappone con la band che approfondisce il concetto di “Kami”, gli spiriti soprannaturali della religione shintoista, un cambio che si riflette prepotentemente su generale mood del disco.
Spariscono infatti le melodie e gli strumenti dell’America Centrale per lasciare posto ai suoni dell’Estremo Oriente, risultando in canzoni dai toni molto più tristi che in passato, mantenendo però quel gusto etnico ed ‘antico’ che è il vero marchio di fabbrica del progetto.
Con l’uscita (non sappiamo se momentanea o permanente) di Lars ‘Lazare’ Nedland (Solefald, Borknagar) dalla formazione, spetta allo stesso Vindsval il compito di occuparsi di tutte le voci che, pur senza una personalità ingombrante come quella del cantante norvegese, rimangono ottimamente orchestrate e sempre in bilico tra gli scream tipici del black metal e complessi arrangiamenti corali.
Tutto il disco suona davvero organico e naturale, meno denso del precedente e con grande spazio dato al cantato e a strumenti come percussioni taiko o xilofoni, che spesso e volentieri diventano i veri protagonisti lasciando alle chitarre il solo compito di creare quel muro sonoro tipico del black metal.
Molto suggestivi i momenti più epici come la stratificata “Jikoku” o la drammatica “Sekiryō”, perfetto punto di incontro tra suoni metal e le armonie sospese della musica giapponese, che dimostra quanto lavoro di ricerca ci sia dietro agli Ershetu. Dissonanze e voci teatrali che sembrano arrivare da un altra dimensione prendono possesso di “Abikyōkan”, ma non mancano canzoni leggermente più dirette come “Kagutsuchi”, l’episodio che più si avvicina all’idea di black metal canonico. Chiudono questo viaggio nell’oltretomba i nove minuti della complessa “Nenokatasukuni” con la sua potenza percussiva e suoi cambi di umore.
“Yomi” conferma gli Ershetu come una delle realtà più originali ed interessanti che ruotano attorno all’universo Blut Aus Nord, un progetto che non si limita a sviluppare il proprio concept solo a livello lirico, ma lo approfondisce attraverso una ricerca musicale profonda e personale.
A questo punto la curiosità di vedere dove ci porterà questo viaggio è ancora più grande.