7.0
- Band: ESOCTRILIHUM
- Durata: 01:08:43
- Disponibile dal: 23/02/2018
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
Spotify:
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Si cela dietro il ponderoso titolo di “Pandaemorthium (Forbidden Formulas To Awaken The Blind Sovereigns Of Nothingness)” l’opera seconda del misterioso musicista francese Asthâghul, uscitosene peraltro con il primo full-length del progetto Esoctrilihum soltanto sette mesi fa. Sintomo di una creatività impetuosa, difficile da tenere a freno, foriera di un altro album denso, facinoroso, che richiede sicuramente impegno e dedizione per essere apprezzato appieno. Come tanti altri ambiziosi musicisti attivi in questo scorcio di millennio, Asthâghul intende fornire un’interpretazione pervasiva e omnicomprensiva di quanto si agita nel sottobosco extreme metal. La creatura Esoctrilihum è innanzitutto votata a dimensioni arcane e misteriose: proliferano e si propagano essenze sonore malefiche e a loro modo conturbanti, intessute con competenza ed eleganza. Il lavoro di chitarra avvampa di varietà e brutalità, ampie le concessioni ad armonie e stratificazioni giocate su note lunghe e sospiranti, mescolanti le visioni più criptiche e melodicamente ariose di death e black metal. A questi frangenti elaborati e progressivi si abbinano vocalizzi recitati e una teatralità diffusa di indubbio fascino, che rendono particolarmente riuscita e avvincente una composizione avventurosa e ben calibrata in ogni fase come “Rotting Way of Damnation”. Se queste caratteristiche risaltano in particolare nell’opener – dopo l’intro “(Open the Gate of Unknown Path to) The Metamorphosis Descent” – nel grosso della tracklist Asthâghul affianca ai toni ragionati impeto e muscolarità, mettendo non di rado le barbarie al primo posto dei suoi pensieri. Tempi medi e accelerazioni si votano a metodiche a cavallo fra il death floridiano e il black metal svedese più lacerante, anteponendo stacchi brutali e bestialità a raccoglimenti atmosferici e divagazioni doom. Anche quando si pongono in un’ottica di bieco sconquasso, gli Esoctrilihum sanno dare il necessario respiro alla musica, inserendo piccole ‘soste’ nel massacro uditivo, immaginabile come una crasi ben riuscita fra i Morbid Angel dell’era Tucker, Behemoth e i Marduk più sanguinari. Canovaccio al quale si intervallano momenti avvolgenti e melodie raffinate, che diluiscono l’impatto deflagrante di tracce che prima impattano frontalmente con l’ascoltatore e solo in una seconda fase gli svelano aspetti più subdoli e meno scontati. Scogliere death-doom di ragguardevole durezza ed evocatività consentono alla band di non inabissarsi in schemi monocordi, anche se nell’arco dei quasi settanta minuti di durata del disco le ripetizioni di certe soluzioni vi sono, nonostante la qualità di scrittura non diventi mai scialba o disordinata. Quando riffing e sezione ritmica tendono ad assestarsi su formule ‘prudenti’ e non producono grandi scostamenti da un regolare avvicendarsi di velocità travolgenti e andamenti ritmicamente più saltellanti, ecco venire in soccorso arrangiamenti estrosi, preambolo ad arie magniloquenti, che sfociano nelle code dei pezzi in fraseggi di gusto orientale. Il favellare delle tastiere, quando presente, arricchisce notevolmente il discorso, inducendo a quel respiro mistico, astratto, che le parti più aspre tendono ad attutire. Crediamo che l’abbandonarsi convinto a ramificazioni sonore cangianti e relativamente meno opprimenti nobiliterebbe l’operato del progetto, che nel concentrarsi su partiture dirette e martellanti perde in parte la sua magica aura orrorifica. Nel complesso, “Pandaemorthium (Forbidden Formulas To Awaken The Blind Sovereigns Of Nothingness)” rimane un’uscita di valore, a cui sarebbero servite solo poche regolazioni per godere della stessa brillantezza dall’inizio alla fine.