7.5
- Band: ETERNAL SILENCE
- Durata: 00:47:10
- Disponibile dal: 05/05/2015
- Etichetta:
- Underground Symphony
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Gli Eternal Silence arrivano al nostro interesse grazie al produttore Giulio Capone poco più di un anno fa col debutto “Raw Poetry”, che avevamo trovato carino, un buon inizio, ma non molto di più. Uno di quegli antipasti buoni, che fanno venire voglia di gustare altri manicaretti simili, ma che se preso da solo rischia di essere un po’ pochino. Il piatto di portata ci arriva in questa primavera 2015, con questo bel disco dall’evocativo titolo di “Chasing Chimera”. Di solito quando ci si riferisce al mitico animale con tre teste si fa riferimento al fatto di raggiungere qualcosa di impossibile, di arduo… di sicuro però in questo caso raggiungere un ottimo risultato già solo al secondo disco non è stato impossibile. Stupisce infatti il grande passo in avanti fatto dalla band di Varese sotto il punto di vista della maturità: su una personalità di fatto già presente e solo da sbozzare si è infatti lavorato con profitto soprattutto sotto i profili della produzione, dell’arrangiamento e del package. Dettagli, insomma, ma che presi tutti assieme definiscono un prodotto sontuoso e che trasuda professionalità (e anche passione, siamo sinceri) da tutti i pori, sicuramente in grado di competere con la forte concorrenza che il genere presenta anche in territorio italico. Sinfonici come gli Evenoire di “Herons” ma più accessibili, power come i Sonata Arctica ma più raffinati e progressivi come gli Epica ma meno barocchi, gli Eternal Silence trovano in un virtuoso equilibrio in mezzo a tentazioni estreme il proprio punto di forza, risultando in grado di giocare carte vincenti ad ogni tavolo, e non solo sotto un singolo aspetto. L’eterogeneità della proposta, tra l’altro allineata con la diversa natura delle tre teste della chimera, è l’ottimo risultato raggiunto dai Nostri, che riescono a condire con diversi sapori la loro proposta. Il power lo troviamo nelle cavalcate come “Unbreakable Will”, l’eleganza nella bella opener “Dreambook” e l’elettronica nella eterea “Reverb”. I Nightwish più costruiti condiscono le sonorità di “Hell On Earth” o “The Maze Of My Obsession”, ma è un approccio diverso da quello che troviamo nella dolcissima (quasi) title-track conclusiva “Chimera”, che con il suo intreccio vocale sembra rifarsi più ai Kamelot o a qualche gruppo del genere symphonic-prog. Tutti i pezzi condividono i temi portanti dell’eleganza e della raffinatezza, ma sono colorati usando tonalità diverse, alle volte l’aggressività dei rossi, altre le scale di grigio di una velata malinconia. Grazie quindi a una buona variabilità ben inserita su una bella personalità i Nostri aggirano il grosso delle trappole che si prospettano alle giovani band che entrano in territori affollati come quello del metal sinfonico, segnando un netto punto a loro favore. La palla torna al centro e ora ci sono tour e altri album da dare a file di fan speriamo crescenti: aspettiamo quindi di vedere come si comporterà questa bella realtà nostrana nei prossimi mesi. Per adesso, possiamo dire solo: promossi.