7.5
- Band: ETRUSGRAVE
- Durata: 00:52:28
- Disponibile dal: //2008
- Etichetta:
- My Graveyard Productions
- Distributore: Masterpiece
Vent’anni sono passati dalla dipartita di Fulberto Serena dai Dark Quarterer. Il chitarrista era l’anima nera e ombrosa della band e, con il suo stile a tratti cupo e introspettivo, aveva contribuito in maniera determinante alla scrittura dei primi due grandiosi capitoli della carriera della band di Piombino, “Dark Quarterer” e “The Etruscan Prophecy”. Oggi, dopo due demo, Fulberto ritorna con il debutto ufficiale degli Etrusgrave, la sua nuova band che affonda le radici nell’epic metal dei primi Manowar, Heavy Load, Manilla Road e, ovviamente, Dark Quarterer. Al fianco del biondo chitarrista troviamo Francesco Taddei alla batteria, Luigi Paoletti al basso e Tiziano “Hammerhead” Sbaragli alla voce. Il monicker e la copertina di questo “Masters Of Fate” sono abbastanza espliciti circa la volontà di Fulberto di proseguire il discorso interrotto con la sua ex-band e in effetti, ascoltando il disco, è proprio quello che si nota. Sette brani epici, evocativi, mediamente sopra i sette minuti, nei quali le melodie sono al centro della scena senza però risultare banali o allegre. Più facile semmai trovare nel corso dei cinquanta minuti del lavoro momenti più riflessivi e cupi come in nella stessa “Defeaning Pulsation”. Un brano di sano ed incontaminato heavy metal ottantiano (anche nei suoni) che si apre con un cantato delicato e malinconico, accompagnato da un arpeggio ed evolve poi in un pezzo epico e fiero alla Batte Hymn (Manowar) spezzato dal solismo tipico di Fulberto. “Dismal Gait” prosegue sulla stessa scia mentre la successiva “The Last Solution” contiene passaggi melodici e dal cantato soffuso, alternati a epiche ripartenze su tempi medi dove il vocalist passa a tonalità più alte. Il cantante offre generalmente prova decisamente convincente grazie ad una voce potente e con una buona estensione. A nostro giudizio può ancora migliorare invece dal punto di vista dell’interpretazione e dell’espressività sulle tonalità medie e basse. “The Only Future”, più ariosa e orientata verso la classica NWOBHM, è anche il brano meno convincente e particolare del lotto, mentre “Wax Mask” rialza il livello qualitativo con un riffing più ispirato. Prima della lunga e conclusiva titletrack è il turno di Lady Scolopendra, stupendo lento dei Dark Quarterer, scritto anche da Fulberto ma pubblicato su “War Tears” quando lui era già uscito dalla band. Un gradito ritorno dunque per un musicista che rischiavamo di aver perso, mentre ora è pronto a ripartire con rinnovato spirito. Fan dell’epic più tradizionale fate vostro “Masters Of Fate” e difficilmente ne rimarrete delusi.