6.5
- Band: EVADNE
- Durata: 00:56:39
- Disponibile dal: 13/06/2025
- Etichetta:
- Meuse Music Records
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A tre anni e mezzo dall’uscita di “The Pale Light of Fireflies”, gli Evadne tornano a farsi sentire con un nuovo album… che nuovo, in fondo, non è. “The Fragile Light of Fireflies” è infatti la rilettura acustica del suddetto disco, operazione che ha preso forma nel tempo e che oggi viene proposta come un’estensione contemplativa di quell’universo sonoro già apprezzato. Nessun passo in avanti a livello compositivo, dunque, ma un lavoro che, per intento e confezione, prova comunque a distaccarsi dalla mera etichetta di “appendice”.
Il rischio, in questi casi, è quello di scivolare nella calligrafia o nel manierismo acustico tanto per riempire un buco discografico. Gli Evadne, fortunatamente, dimostrano di avere fatto le cose con un certo criterio, evitando l’autocitazione sterile e cercando invece di vestire i brani di una luce nuova, più fragile appunto, ma non per questo meno intensa. Il titolo scelto non è un caso: la fiamma si affievolisce, cambia colore, ma non smette di tremare.
Le coordinate, a livello di mood, restano ampiamente tenui e malinconiche, ma, come prevedibile, le distorsioni cedono il passo a chitarre acustiche ben cesellate, a tastiere ambientali e a punteggiature elettroniche che sanno dove inserirsi senza disturbare. Il tutto è al servizio dell’atmosfera, che si fa ancor più sottile e sospesa rispetto all’originale. Una deriva naturale per una band che già in alcuni passaggi di “The Pale Light…” mostrava un’anima particolarmente incline all’introspezione.
A reggere il peso emotivo delle nuove versioni è soprattutto la voce, come previsto interamente affidata a registri puliti e interpretazioni misurate. In questo senso, l’apporto degli ospiti si rivela determinante: Carmelo Orlando (Novembre), Jaani Peuhu (Ianai, ex Swallow The Sun), Mark Kelson (The Eternal), Juan Escobar (Mar de Grises, Wooden Veins), Carline Van Roos (Lethian Dreams) e Natalia Drepina (Mourneress) non si limitano a timbrare il cartellino, ma imprimono ciascuno una sfumatura distinta, arricchendo un canovaccio che avrebbe potuto facilmente scivolare nella monotonia.
Certo, chi mastica queste sonorità riconoscerà subito l’eco degli Swallow The Sun di “Songs From The North”, dei Katatonia di “Dethroned & Uncrowned” o degli Anathema di “Hindsight”, ma gli Evadne, pur muovendosi lungo sentieri battuti, riescono a mantenere una certa dignità espressiva, senza scimmiottare troppo certi numi tutelari, bensì filtrandoli in un linguaggio che, se non proprio personale, risulta quanto meno onesto e ben focalizzato.
In conclusione, “The Fragile Light of Fireflies” è una sorta di specchio d’acqua che riflette, sfocandoli appena, i lineamenti del suo predecessore. Non un salto in avanti, né un vero nuovo inizio, ma una pausa sentita, un esercizio di sottrazione che mette a fuoco l’anima più fragile del gruppo di Valencia.