EVANESCENCE – The Open Door

Pubblicato il 24/10/2006 da
voto
7.0
  • Band: EVANESCENCE
  • Durata: 00:54:09
  • Disponibile dal: 03/10/2006
  • Etichetta:
  • Wind-Up Records
  • Distributore: Sony

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Evanescence, “The Open Door”: apriti cielo! Sono arrivati come un fulmine nella quiete in quel 2003 che li ha visti crescere commercialmente con una manciata di singoli di successo, uno più riuscito dell’altro. “Bring Me To Life”, “Going Under”, “My Immortal” i più celebri. Quello che non tutti sanno è che la band americana ha pubblicato nel 2000 un bellissimo album, “Origin”, una perla di notevole valore, tanto valida quanto ingiustamente ignorata dal grande pubblico. In quel frangente infatti i celeberrimi ‘chitarroni’ sincopati, vero trademark della band (e del fuggiasco Ben Moody in primis), erano pressoché assenti, in favore di una ricerca di sonorità soffuse e oscure, vera rappresentazione dell’animo tormentato della stupenda Amy Lee. Questo per introdurre il nuovissimo “The Open Door”, più vicino ad “Origin” di quanto di potesse supporre una volta appresa l’uscita dalla band di Ben Moody. Partiamo dal singolo trainante, “Call Me When You’re Sober”, una delusione cocente al primo ascolto che si è trasformata in moderata eccitazione dopo qualche giorno. C’è poco di immediato qui dentro, e questo è sicuramente un segno di coraggio per una band troppo spesso e ingiustamente additata come ‘moda del momento’, una band che già dal succitato singolo, o dall’opener “Sweet Sacrifice”, mostra le carte più affascinanti ma anche più scomode, come la perfezione maniacale degli arrangiamenti, le stratificazioni sinfoniche ed i tocchi di classe di una Amy Lee più in forma che mai. Stesso discorso finalmente per i testi, oggi più intelligenti che in passato, giocati sensibilmente sul dualismo chiaroscurale tra gioia e depressione di cui la vita di tutti noi è costellata. Una sorpresa dietro l’altra quindi, che ha reso al sottoscritto piacevole l’ascolto reiterato del platter in questione, fino all’esaltazione incontenibile della dolcissima “Lithium” (niente Nirvana, qui), pezzo scritto dalla sola Lee e ricco di dolcezza, passione, determinazione e tristezza. Ovviamente non mancano i classici riempitivi, come la piatta “Cloud Nine” (con un incedere troppo simile alla ben più famosa “Bring Me To Life”), la confusionaria “Lacrymosa” o l’inutile “Lose Control”, dove la band è riuscita a registrare cinque minuti orbati di qualsiasi idea che vada oltre il nulla. E’ strano vedere come dalle stesse radici possano scaturire pezzi così distanti come ispirazione, come se la carta della novità a tutti i costi avesse talvolta fatto perdere ai Nostri il lume della ragione, così intenti ad infarcire i pezzi di trovate ad effetto tanto affascinanti quanto inutilmente ampollose. Chiude in bellezza la grandiosa “Good Enough”, un pezzo piano/voce/orchestra originariamente composto per la colonna sonora de “Le Cronache di Narnia”, e non possiamo fare altro che tessere le lodi (contenute) di “The Open Door”, un lavoro dotato di una certa longevità, che farà parlare di sé, nel bene o nel male, come succede spesso con lavori di così alto profilo (commerciale). Niente pregiudizi…

TRACKLIST

  1. Sweet Sacrifice
  2. Call Me When You're Sober
  3. Weight Of The World
  4. Lithium
  5. Cloud Nine
  6. Snow White Queen
  7. Lacrymosa
  8. Like You
  9. Lose Control
  10. The Only One
  11. Your Star
  12. All That I'm Living For
  13. Good Enough
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