6.0
- Band: EVERGREY
- Durata: 00:44:40
- Disponibile dal: 24/03/2006
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Gli Evergrey sono una band che sta attraversando quella tortuosa strada che porta all’olimpo della musica, che lo vogliamo o no. E’ un’attitudine che la band svedese ha mostrato fin dai primi lavori, e che si è fatta sempre più insistente negli ultimi anni. Il grande successo, come si dice in questi casi, di critica e pubblico del CD/DVD live “A Night To Remember” sembrava consegnarci il definitivo ‘pagherò’, pronto ad essere speso con il nuovo lavoro, questo nuovissimo “Monday Morning Apocalypse”. Ci duole constatare che così non è, purtroppo, ma ci piace pensare che sia stata una sbandata dovuta forse a qualche sbronza di troppo (come ironicamente ricorda la copertina). Il disco è formalmente buono, non presenta cadute di stile particolari, ma è altresì vero che non presenta neanche punti di estasi o che comunque si possano stagliare sopra la media. La struttura delle canzoni si è atrofizzata verso la forma classica dei pezzi rock, l’attenzione agli arrangiamenti sembra rivolta quasi esclusivamente all’abbellimento dei ritornelli, e gli assoli di chitarra (da sempre un trademark della band) non reggono il confronto con il passato (anche recente). Un buon metal melodico dalle tinte oscure, quindi, il genere proposto dai nostri, che abbandonano quasi completamente quelle venature progressive che ne avevano magnificato il successo. E’ davvero dura, per il sottoscritto, constatare un tale appiattimento sonoro, e potete stare certi che per chi ama gli Evergrey, è davvero triste potersi aggrappare solo alla bellissima ed amara “Lost” e alla rocciosa “The Curtain Fall”. Forse siamo stati abituati troppo bene, forse dovremmo accontentarci della normalità, tant’è che la voglia di riascoltare “Monday Morning Apocalypse” svanisce già al secondo ascolto. Speriamo che tornino la grande band che hanno dimostrato di essere fino ad un paio di anni fa. Come avevamo già detto qualche riga sopra, non stiamo parlando di una schifezza, ma di un lavoro sufficientemente nella media.