9.0
- Band: EVERGREY
- Durata: 01:00:10
- Disponibile dal: 11/03/2003
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Anno Domini MMIII: dopo aver conquistato i consensi della critica con i primi tre album, gli svedesi Evergrey sono pronti per la definitiva consacrazione presso il grande pubblico con “Recreation Day”, quarto lavoro in studio che riprende la formula power-prog sublimata dal precedente “In Search Of The Truth” (a sua volta raffinamento rispetto a “The Dark Discovery” e “Solitude, Dominance, Tragedy”) rendendola più accessibile, senza per questo snaturarne il fascino oscuro. Gli artefici di questa ulteriore maturazione non possono che essere il mastermind Tom S. Englund (migliorato dal punto di vista vocale) e il nuovo tastierista Rikard Zander – il cui rapporto simbiotico nella definizione dell’Evergrey sound, attivo ancora oggi, ricorda quello tra Laiho e Wirman nei Children Of Bodom; il bello di questo sodalizio è la varietà compositiva contenuta nelle dodici tracce del lavoro. Se la trascinante opener “The Great Deceiver” rappresenta l’ideale ponte con la produzione precedente, le successive “End Of Your Days” e “As I Lie Here Bleeding” si spingono anche oltre, alternando squarci di luce e lampi di oscurità sotto i colpi di ritmiche serrate e orchestrazioni raffinate, con una magniloquenza melodica spinta all’estremo con la sovrapposizione di linee vocali, cori, soli di chitarra e strumenti a tastiera assortiti. Consapevoli della necessità di scendere a compromessi per poter arrivare al grande pubblico, Englund e soci dimostrano di saper scrivere pezzi anche più lineari come la title-track, ancora oggi tra gli highlight dal vivo grazie alla sua straordinaria capacità emozionale, oppure la power ballad “I’m Sorry” (cover dell’artista pop svedese Dilba), entrambe trainate da un Englund in stato di grazia dietro al microfono. Nel mezzo, pezzi più tendenti al power come “Visions” e “Blinded” si complementano alla perfezione con le atmosfere più cupe di “Fragments” e intimiste di “Madness Caught Another Victim”, a riprova di come la tavolozza compositiva del quintetto di Goteborg possegga tutte le sfumature. La pluricitata coppia Englund-Zander è ancora protagonista sul finale con “Your Darkest Hour”, brano più dilatato che dà un senso nobile all’espressione ‘pop-metal’, e con “Unforgivable”, dove ancora una volta piano e voce la fanno da padroni. E proprio piano e voce sono alla base della cosiddetta “Trilogy Of The Damned”, medley contenuto nell’edizione limitata che riprende tre brani tratti dai primi due album (“As Light Is Our Darkness”, “Words Mean Nothing” e “The Shocking Truth”) donando loro una nuova veste acustica, ancora più toccante dell’originale. I testi mai banali (ispirati al tema del dolore e della religione, compreso l’abuso sui minori da parte del clero, che sarà poi ripreso nel successivo “The Inner Circle”) e l’artwork di Mattias Noren completano un disco che, ancora oggi, trova pochi uguali nella pur variegata discografia della formazione svedese, capace di reinventarsi più volte ma senza mai raggiungere la raffinatezza emotiva di un album senza tempo quale è “Recreation Day”.