7.5
- Band: EVERY TIME I DIE
- Durata: 00.32.09
- Disponibile dal: 06/03/2012
- Etichetta:
- Epitaph
- Distributore: Audioglobe
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Un giudizio lungo e molto combattuto quello riguardante “Ex-Lives”, sesto album in studio degli Every Time I Die. I ragazzi di Buffalo non hanno mai perso lo smalto, e rimangono una delle migliori incarnazioni del metalcore “contaminato” oggi in attività, tra capacità, personalità, attitudine e spirito. Chi scrive ha sempre sperato in una svolta melodica della formazione, ma dopo l’eccellente sfogo di “Ironiclast” con The Damned Things (assieme a Ian e Caggiano degli Anthrax e Trohman e Hurley dei Fall Out Boy) in questo sesto capitolo discografico emerge l’impronta più ruvida di Keith Buckley, in un disco che ritrova la migliore urgenza dei passati lavori andando a sfiorare la violenza di “Last Night In Town”. Una collezione molto concreta e selvaggia, che resta spessa, non si perde nel’auto-citazionismo e riesce a colpir duro. Nell’hardcore degli ETID oggi si citano i The Dillinger Escape Plan come i Queens Of The Stone Age, ma è sbiadita quella diversità che ce li ha fatti amare in maniera incondizionata, quella schizofrenia melodica che rende adorabile “Underwater Bimbos From Outer Space” e splende meravigliosamente nel capolavoro “Revival Mode”, singolo coraggioso che mostra il gruppo in una veste inedita. “I Suck (Blood)”, “Drag King” e “Grudge Music” sono memorabili e degne di citazione, ed entreranno di sicuro a far parte dei prossimi live set, mentre il resto è un ri-contestualizzare sapientemente il proprio ruolo, in bilico tra metal, hardcore e qualsiasi cosa passi loro per la mente (in “Partying is Such Sweet Sorrow” troviamo anche un banjo), con risultati pregevoli e mai scontati. Forse è finito l’effetto sorpresa, ma il marchio compositivo resta di loro proprietà, e nessuno dei tanti ammiratori è riuscito a replicarlo a dovere. Di “Ex-Lives” si può parlare assolutamente bene, come forse ne avrete già letto in giro, ma considerandolo nel contesto della discografica degli ETID siamo costretti a calibrare il voto sui dischi più riusciti della formazione. Non che non riescano a fare il culo al 90% dei loro contemporanei con una mano sola sia chiaro…