8.0
- Band: EVERY TIME I DIE
- Durata: 00:36:15
- Disponibile dal: 04/09/2007
- Etichetta:
- Ferret Music
- Distributore: Andromeda
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Spesso accade che un disco pregevole non venga preso istantaneamente nella giusta considerazione, in questo modo i media in generale, nella scomoda condizione di dover dare un giudizio quasi immediato, non riescono ad esprimersi a dovere in una recensione. Oggi molti si troveranno ad incensare gli Every Time I Die a prescindere, per rimediare al trattamento ingiusto riservato al capolavoro “Gutter Phenomenon”. Tutto questo discorso non vale per Metalitalia: possiamo dirvi da subito quindi che “The Big Dirty” è sì inferiore alla precedente uscita dei ragazzi di Buffalo, ma solo di un soffio: manca infatti l’effetto sorpresa, non ci sono sostanziali e drastiche evoluzioni nel suono, ma lo screamo/rock n’ roll (definizione pigra ed estremamente riduttiva ma di sicuro migliore di metalcore) della formazione è rimasto esplosivo e frizzante, quindi chi ne ha bisogno? Confermando la matrice southern dell’ultimo capitolo, la band di Keith Buckley sforna riff e costruzioni originali, intricate e tecniche, supportate da liriche che confermano il particolare senso dell’umorismo dei quattro (basta leggere i titoli), iniziando dalle brutali “No Son Of Mine”, “Leatherneck” e “We’rewolf” (c’è ancora la cowbell!) e continuando nella prima metà dell’album, dedicata agli episodi più violenti e ai breakdown più azzeccati, dove la veloce “Pigs Is Pigs” ci riporta ai tempi di “Hot Damn!”. E’ nella seconda parte dell’album che il combo si dedica agli episodi più originali e meglio riusciti, dove la melodia s’insinua tra i growl del versatile frontman: “Rendez-Voodoo”, “INRihab” e “Buffalo Gals” sono francamente irresistibili, eccentriche, comiche, e riescono a far schizzare alle stelle un lavoro che sembrava ‘solamente’ ripetere il meglio di quanto prodotto in passato, tra un motivetto scanzonato e un giro pazzoide. Una sicurezza dal vivo, gli Every Time I Die restano uno dei pochi gruppi su cui puntare ad occhi chiusi; e sebbene non siano (ancora) finiti nel Club degli amici di Billboard si sono confermati ai livelli della loro fama. Quattro dischi, quattro assi. Poker.