7.0
- Band: EVIL BARDS
- Durata: 00:33:54
- Disponibile dal: //2004
Oh, che bello! Davvero un disco piacevolissimo da ascoltare! Nella sua totalità. “Through The Mask Of Solitude” è la nuova produzione dei lombardi Evil Bards, gruppo attivo dal 1998 e giunto, con il lavoro suddetto, alla quinta release generale, fra mini-CD e full-length non ufficiali autoprodotti: già, in quanto è ovvio che la maggior speranza della band, allo stato attuale, sia quella di trovare al più presto un’etichetta disponibile a pubblicare il suo materiale, speranza che, a quanto ci fanno sapere Rig e Rhae (rispettivamente batterista e bassista, ovvero i membri fissi dell’alquanto traballante line-up), non è così lontana dal diventare realtà…ed incrociamo le dita per loro, dunque! Proprio così, perché la musica propostaci in questa sede, e targata Evil Bards, non è affatto male: il loro stile, dopo esser mutato nel tempo, in seguito anche ai continui avvicendamenti di musicisti, non ha quasi nulla di originale ed innovativo, anzi, diciamo pure che, al primo impatto, le canzoni dei “Bardi Malvagi” sembrano variopinti collage di influenze piuttosto diverse fra loro, spazianti da un epic metal cupo ed oscuro al black feroce ed intransigente, da un death melodico primordiale (primissimi In Flames) ad un gothic etereo e malinconico, e che donano all’intero dischetto sfumature di vario colore, sfioranti riuscitissime atmosfere medievali oppure sulfuree bolge dall’impatto mai troppo devastante, ma comunque sostenuto. Molto buoni, grazie alla loro facilità d’assimilazione, i due brani d’apertura, “Child Of Arrogance” e “Black Clouds”, il primo contenente riff più che abusati ma che non stonano affatto nel contesto della song, il secondo in cui fanno la loro comparsa due graditi ospiti per supportare l’efficace screaming-style di Ragnar, ovvero Thunder dei Thunderstorm e Sara dei Lifend (contributo davvero apprezzato!). Bella figura, bisogna dire, riescono a farla tutte le track, ma citerei in particolare la vecchia “Don’t Follow My Way” (già apparsa su qualche release precedente degli Evil Bards), che è in grado di portare alla mente una delle meteore metalliche più fulgide ed interessanti mai apparse in terra italica, i Crown Of Autumn, grazie alle partiture di stampo nostalgico e nebbioso. Ed anche il dolce affresco di “Cloud”, brano acustico interpretato bene da Thunder e Sara, merita un doveroso plauso. Bene, detto questo, riteniamo quindi la band in grado di affrontare al meglio il proprio immediato futuro, forte di sonorità accattivanti, portate avanti con degna convinzione; l’unico, grosso problema potrebbe essere rappresentato dalla cronica instabilità di formazione che sembra avvolgere il combo fin dalla sua nascita…ma, anche in questo caso, la cosa da fare è incrociare le dita! E sperare in bene…